CAPRAROLA Storia di papi, cardinali, architetti… e di un meraviglioso palazzo-fortezza

Roma, 1534.

Muore in quel anno Giulio de’ Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico e a quel tempo papa della chiesa cattolica con il nome di Clemente VII.

Col successivo conclave, sale al soglio di Pietro Alessandro Farnese, noto come papa Paolo III. Un pontefice che saprà dire il fatto suo, considerando che nei libri di storia lo si incontra quando indice il Concilio di Trento e quando segue con Michelangelo la realizzazione di uno degli affreschi più celebri di tutti i tempi, il Giudizio Universale della Cappella Sistina.

Ma nel momento in cui viene nominato papa, il nostro Alessandro era alle prese con un altro progetto memorabile. Un progetto che avrà delle vicissitudini piuttosto lunghe, ma che alla fine diventerà una delle icone dell’architettura del ‘500.

Siamo a nord di Roma, nello splendido borgo di Caprarola, adagiato sul versante orientale del sistema vulcanico dei Monti Cimini. È qui che la famiglia Farnese ha i suoi possedimenti ed è qui che il cardinale Alessandro, prima di diventare papa, si diletta con il suo sogno architettonico.

È il 1530 quando l’alto prelato chiama ad intervenire in questa landa tufacea e rigogliosa di boschi uno dei massimi architetti dell’epoca, Antonio da Sangallo il Giovane.

Il progettista appartiene a una nota famiglia di artisti, che ha annoverato tra le sue file anche i famosi architetti Giuliano da Sangallo e Antonio da Sangallo il Vecchio (così chiamato proprio per distinguerlo dal nipote). Ed è interessante notare che quando il Farnese – di lì a poco – diventerà papa, chiamerà proprio Antonio da Sangallo il Giovane a mettere mano all’edificio religioso più famoso e mastodontico dell’intero occidente: la Basilica di San Pietro. In realtà, del grandioso progetto del Sangallo rimane oggi solo un colossale modellino in legno… ma questa è un’altra storia!

Caprarola, il Sangallo fa in tempo a tirar su unicamente la pianta pentagonale coi cinque bastioni agli angoli – base della fortezza che ancora oggi, seppur in forme diverse, domina il borgo.

Nel fatidico anno 1534, il progetto viene congelato e il cardinale e l’architetto si trasferiscono a Roma, per intraprendere strade ancora più audaci.

Per 25 anni i bastioni giacciono a Caprarola quasi come dei giganti sonnecchianti, fino a quando a risolvere la situazione interviene sulla scena un altro Farnese – anche lui cardinale e anche lui di nome Alessandro, nipote del precedente.

È il 1559 quando il secondo cardinale Alessandro Farnese decide di affidare quei bastioni a un’altra grande stella del firmamento architettonico dell’epoca: Jacopo Barozzi, noto come il Vignola.

Il Vignola mantiene l’impianto pentagonale del Sangallo, ma attua un profondo stravolgimento del progetto del suo predecessore: da fortezza la struttura si trasforma in un suntuoso palazzo-villa tardorinascimentale, rifinito con i cicli pittorici dei fratelli Zuccari che celebrano, con il loro gusto spiccatamente manierista, la gloria della famiglia Farnese.

Ma il Vignola non pose attenzione soltanto all’architettura in sé.

Con un audace intervento urbanistico creò il rettilineo – spina principale del borgo – che ha come punto focale, posto alla sommità dell’asse, proprio il Palazzo Farnese: splendida costruzione prospettica a scala urbana, ammirabile ancora oggi in tutta la sua potenza progettuale.

“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità.”
Pablo Picasso

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