I MUSEI CAPITOLINI A ROMA: 5 opere Breve guida tra le sale del primo museo al mondo

Dopo tante giornate piene di distrazioni e non prive di sofferenze, una sera feci un solitario giro per la città con un piccolo gruppo di amici. Dopo aver disceso, forse per l’ultima volta, la lunga via del Corso, salii al Campidoglio, che si ergeva come un palazzo fatato nel deserto. La statua di Marc’Aurelio mi fece pensare al Commendatore del Don Giovanni: anch’egli pareva annunziare al passante che stava accingendosi a un’eccezionale impresa

Con il museo di questo mese, ritorniamo nella città eterna dove abbiamo già visitato la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini e, ben due volte, la Galleria Borghese con le opere di Caravaggio e le sculture di Bernini.

Questa volta, il nostro percorso di visita in 5 opere si snoda tra le sale de:

  • i Musei Capitolini a Roma.

Fedeli alla tradizione, anche qui ribadiremo che i Musei Capitolini a Roma sono la prima collezione pubblica mai allestita al mondo.

I MUSEI CAPITOLINI A ROMA

La nascita dei Musei Capitolini a Roma risale all’anno 1471, quando il papa Sisto IV donava al popolo romano alcune opere bronzee di pregevole fattura e di gran significato simbolico custodite fino a quel momento nel Laterano.

Con questo gesto il pontefice poneva inizio a due processi paralleli ma fortemente interconnessi tra loro:

  1. la costituzione del nucleo del futuro museo,
  2. la contestuale riqualificazione del Campidoglio, luogo simbolo della romanità, in cui si scelse di collocare le opere.

I Musei Capitolini a Roma sono in gran parte allestiti nei due edifici che – insieme al palazzo Senatorio – affacciano su piazza del Campidoglio: il palazzo dei Conservatori e il palazzo Nuovo.

Il palazzo dei Conservatori, in particolare, prende il nome dall’antica magistratura cittadina a cui era affidato il governo effettivo della città.

E proprio tra le sale di questo edificio, negli anni ’50 del ‘900, si svolse un evento di fondamentale importanza per la storia d’Europa.

Prima di immergerci nel nostro percorso di visita, vediamo insieme che cosa avvenne quel giorno tra le sale dei Musei Capitolini a Roma.

I Musei Capitolini a Roma: un trattato per la storia

Palazzo dei Conservatori, 25 marzo 1957. 

Le bandiere di sei stati europei sono rigorosamente allineate una vicina all’altra accanto al gonfalone del Comune di Roma.

Le telecamere rilanciano in Eurovisione statisti impettiti con in mano le penne delle grandi occasioni, segretari tuttofare e uscieri indaffaratissimi.

Tutto è pronto e tirato a lucido nella sala che sta per ospitare un evento memorabile per i futuri assetti politici ed economici dell’Europa.

Sono le ore 18.00. Il mormorio di fondo fa spazio alle celebrazioni ufficiali.

Per le rispettive nazioni di appartenenza, i politici appongono le loro firme su quello che passerà alla storia come il Trattato di Roma: l’atto fondativo della futura Unione Europea.

A guardare queste immagini sembra un secolo ma solo 12 anni sono passati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale quando i rappresentanti di Italia, Francia, Germania Ovest, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo danno vita alla prima tappa di quella che da lì in avanti sarà la più ampia unificazione politica, economica e sociale dell’Europa.

E questo momento storico non poteva non essere compiuto in un luogo altrettanto insigne. Siamo infatti nella Sala degli Orazi e Curiazi nel Palazzo dei Conservatori sul Campidoglio a Roma.

Sala facente parte del cosiddetto “Appartamento dei Conservatori”, affrescato a cavallo tra il 1500 e il 1600 dal Cavalier d’Arpino con episodi della storia di Roma tratti dalle narrazioni dello storico Tito Livio – tra i quali campeggia il Combattimento degli Orazi e Curiazi che, con estrema solennità, dà il nome a questo ambiente all’interno dei Musei Capitolini a Roma.

1 di 5: lo Spinario

Tra le opere donate da Sisto IV al popolo romano nel 1471, c’era anche una statuetta di un giovanetto seduto intento a cavarsi una spina dal piede.

La semplice rappresentazione di genere non deve trarre in inganno. Siamo infatti al cospetto di una scultura in bronzo di grande complessità esecutiva. Ancora oggi una sorta di rompicapo per gli studiosi in merito alla difficoltà di attribuzione stilistica e di datazione.

Stiamo parlando de:

  • lo Spinario

una delle statue più famose giunte dall’antichità, nota anche come Cavaspina.

lo Spinario
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All’interno del percorso dei Musei Capitolini a Roma, lo Spinario si trova nella Sala dei Trionfi dell’Appartamento dei Conservatori nel palazzo omonimo.

Già nota nel Medioevo, la statua fu un autentico oggetto di culto per gli artisti del Rinascimento.

Già nel 1401 Filippo Brunelleschi, nell’esecuzione della formella bronzea per la porta nord del Battistero di Firenze, raffigura sulla sinistra un fanciullo con un piede appoggiato sulla gamba mentre sta per… cavarsi una spina dal piede.

2 di 5: la Lupa capitolina

Spostandoci nella sala successiva, entriamo nella cosiddetta Sala della Lupa dei Musei Capitolini a Roma.

Una volta l’ambiente era una loggia ad archi aperta sulla città e già dalla metà del ‘500 ospitava la mitica:

  • Lupa capitolina

altra statua in bronzo compresa nella donazione fatta da Sisto IV nel 1471 e divenuta poi il simbolo stesso della città di Roma.

Anche in questo caso, sulla datazione dell’opera non ci sono certezze assolute. La critica da sempre la fa risalire alla prima metà del V secolo a.C. Ma oggi tale datazione è stata messa in discussione da studi specifici che posticiperebbero la fusione della Lupa addirittura al Medioevo.

Sicuro è invece il fatto che la Lupa giunse dal Laterano senza i gemelli Romolo e Remo, aggiunti presumibilmente nel momento in cui la statua fu collocata sul Campidoglio.

3 di 5: la Sala degli Imperatori

Abbandoniamo il palazzo dei Conservatori e ci dirigiamo verso il palazzo Nuovo all’interno dei Musei Capitolini a Roma. Approdiamo così nella

  • Sala degli Imperatori

dove, in un unico ambiente, si contano ben 67 busti di Imperatori romani e di esponenti di spicco delle famiglie imperiali.

Con queste opere è possibile seguire lo sviluppo e l’evoluzione della ritrattistica ufficiale di età imperiale nel corso dei secoli.

Si passa dall’impostazione classica di Augusto a quella più realistica dei busti di Vespasiano e Tito. E si arriva all’ispirazione tratta da modelli greci inaugurata da Adriano.

Tra le celebrità presenti nella Sala degli Imperatori dei Musei Capitolini a Roma, non mancano le rappresentazioni di ritratti femminili. Una menzione particolare merita la Dama Flavia (o busto Fonseca). Busto in marmo risalente all’inizio del II secolo d.C. considerato uno dei capolavori assoluti della scultura antica.

4 di 5: la Statua equestre di Marco Aurelio

Ritornando nuovamente all’interno dei Musei Capitolini a Roma, rientriamo nel palazzo dei Conservatori per ammirare estasiati il capolavoro più noto e amato della collezione:

  • la statua equestre di Marco Aurelio.

L’opera è un unicum perché è la sola statua equestre fusa nel bronzo arrivata fino a noi dal mondo antico.

Quasi sicuramente, è passata indenne nei secoli per uno scambio di persona. Nel passato il cavaliere fu identificato con Costantino, il primo Imperatore cristiano: per tale motivo l’opera fu gelosamente conservata dalla chiesa.

Il cavaliere effigiato è senza dubbio Marco Aurelio e la statua fu fusa tra il 161 e il 180 d.C. o per celebrare le sue vittorie sulle popolazioni germaniche o subito dopo la morte dell’Imperatore.

Nel 1530, papa Paolo III Farnese decide di spostare la statua equestre sul Campidoglio. Subito dopo, Michelangelo Buonarroti ne fece il punto focale del mirabile progetto di sistemazione della piazza.

E in quella posizione, sul basamento al centro della piazza, la statua originale è rimasta per più di 450 anni, dal gennaio 1538 fino all’aprile del 1990. Poi, per motivi di tutela e conservazione si decise di spostare il bronzo all’interno dei Musei Capitolini a Roma.

Dal 1997 sul basamento all’esterno è visibile una mirabile copia del monumento equestre. L’originale oggi è esposto nella cosiddetta Esedra di Marco Aurelio – un’aula vetrata dalle fattezze contemporanee progettata dall’architetto Carlo Aymonino.

5 di 5: la Buona ventura di Caravaggio

Nell’immaginario collettivo si è portati ad associare i Musei Capitolini a Roma solo ed esclusivamente all’arte e alla scultura romana.

Un moto di stupore accoglie il visitatore nel momento in cui mette piede nella splendida Pinacoteca presente al secondo piano del palazzo dei Conservatori nei Musei Capitolini a Roma.

Allestita tra il 1748 e il 1750 con quadri provenienti in massima parte dalle collezioni Sacchetti e Pio di Savoia – ancora oggi la Pinacoteca esibisce capolavori “moderni” a firma di pittori del calibro di Tiziano, Rubens, Van Dyck e Guido Reni.

Tra questi non poteva mancare il protagonista assoluto della scena pittorica della città eterna tra ‘500 e ‘600: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, il pittore maledetto che abbiamo già ammirato nella stanza del Sileno alla Galleria Borghese o tra le sale del Museo Capodimonte di Napoli.

Nella Pinacoteca dei Musei Capitolini a Roma, ci imbattiamo invece nella:

  • Buona ventura

opera del primo periodo romano di Caravaggio.

Alla stregua de lo Spinario, solo all’apparenza siamo di fronte ad un soggetto semplice: una zingara, con la scusa di leggere la mano, sfila abilmente un prezioso anello dal dito dell’incauto cavaliere.

Ma nella tela, risalente al 1595, si cela in nuce la rivoluzione pittorica di Caravaggio: una rivoluzione incentrata su scene di vita vissuta, tratte direttamente dai vicoli di Campo Marzio che il pittore solcava ininterrottamente di giorno e notte.

Una rivoluzione, quella della rappresentazione dal vero, che si può cogliere in questo e in altri quadri del Caravaggio presenti nei Musei Capitolini a Roma e che da qui si allarga alle chiese e agli altri musei romani dove ancora oggi è possibile ammirare le sue opere senza tempo.

“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità.”
Pablo Picasso

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