Prima il colle (Campidoglio) si chiamava Mons Tarpeius, dal nome di una donna la cui condotta era stata determinante sull’esito dello scontro fra Romani e Sabini
Varrone Tweet
Nel precedente articolo della sezione Cronache dall’Antico ci siamo occupati di una rara scultura ellenistica rinvenuta in Sicilia: il Satiro di Mazara.
Oggi, invece, ritorniamo a Roma per raccontarvi le origini di una delle piazze simbolo della Capitale:
- Piazza del Campidoglio.
Partendo dall’episodio mitico del Ratto delle Sabine, scopriremo le origini della cosiddetta Rupe Tarpeia, e percorreremo così la storia antica del Campidoglio.
Analizzeremo la topografia del colle e visualizzeremo la posizione dei suoi monumenti in età romana, alcuni dei quali, in parte, ancora visibili.
Il Campidoglio: teatro del mitico Ratto delle Sabine
Roma, VIII sec. a.C.
Si racconta che Romolo si fosse interrogato più volte su come accrescere il numero dei cittadini della neonata Roma.
Era sua intenzione rendere la città florida e potente: l’unico modo sarebbe stato quello di aumentarne gli abitanti e, quindi, i suoi soldati.
Romolo ideò uno stratagemma. Decise di invitare gli abitanti di alcune città confinanti, soprattutto genti Sabine, ai festeggiamenti del dio Conso sul Campidoglio.
Alla fine della festa, quando gli uomini erano ormai sazi di cibo e sbronzi di vino, scattò la trappola. A un suo cenno, i Romani afferrarono le donne più giovani, le vergini, e le trascinarono via.
La reazione dei Sabini fu immediata: la guerra era inevitabile.
Mentre il re dei Sabini Tito Tazio organizzava l’attacco alla rocca del Campidoglio, vide una giovane romana, Tarpea, uscire a prendere l’acqua alla fonte presso l’ingresso.
Tito Tazio, bello e imponente, le si fece incontro. La ragazza restò abbagliata dalla sua bellezza, così come dalla lucentezza dei bracciali che egli indossava.
In cambio di quei bracciali che i Sabini indossavano, o forse anche per amore di Tito Tazio, Tarpea aprì le porte del Campidoglio ai nemici.
Una volta entrati nella cittadella, i Sabini si sfilarono i bracciali per porgerli alla giovane come pattuito. Con essi, però, tolsero anche gli scudi e, per punire il tradimento della donna, la seppellirono con essi.
Così terminava la vita di Tarpea e iniziava la sua leggenda. Oggi, il suo nome riecheggia sul Campidoglio, lì dove una rupe scoscesa è a lei intitolata.
Il Campidoglio a Roma: cenni storico - topografici
Il Campidoglio è il più piccolo dei colli di Roma. Esso domina l’isola Tiberina e il passaggio sul Tevere.
Questa posizione strategica e le sue caratteristiche fisiche lo rendono particolarmente adatto alla funzione di avamposto fortificato.
Era limitato da rupi inaccessibili su ogni lato, eccetto quello verso il Quirinale (dove oggi si trova via dei Fori Imperiali).
La sua particolare conformazione, adatta alla difesa, lo rese ideale all’occupazione umana sin da tempi molto antichi, antecedenti alla fondazione di Roma.
Ritrovamenti archeologici confermano l’esistenza di un villaggio sul Campidoglio tra il XIV e il XII sec. a.C.
Il Campidoglio ha una conformazione molto particolare. Infatti, non va immaginato con la forma che comunemente si dà alle colline.
Esso è costituito da due cime, una detta Capitolium (da cui il nome del colle), l’altra detta Arx. Queste sono separate da una vallata detta Asylum.
L’Asylum corrisponde al punto dove oggi si trova la Piazza del Campidoglio. Il Capitolium, invece, è occupato dal cosiddetto Palazzo dei Conservatori, ossia l’attuale ingresso dei Musei Capitolini. L’Arx, invece, è il punto dove si erge la chiesa di S. Maria in Aracoeli.

Le vie di accesso al colle
L’unica via carrozzabile che saliva sul Campidoglio era il Clivus Capitolinus. Questa partiva dal Foro Romano, esattamente dall’arco di Settimio Severo. Un lungo tratto di questa strada è ancora ben visibile.
Conosciamo altri due accessi al Campidoglio attraverso scalinate: le Scalae Gemoniae ed il Centum Gradus. Le prime salivano sull’Arx e corrispondono grossomodo alle scalinate che dal Foro Romano raggiungono Piazza del Campidoglio, nei pressi dell’arco di Settimio Severo. Il Centum Gradus, invece, saliva sul Capitolium dal lato del Tevere, nei pressi dell’attuale chiesa di Sant’Omobono.
Non vi era alcun accesso sul lato in cui oggi si trova la scalinata monumentale realizzata da Michelangelo Buonarroti. Questa detta “cordonata” rappresenta oggi la via privilegiata e più monumentale per raggiungere Piazza del Campidoglio.
Il Tempio di Giove Capitolino
Uno degli episodi più importanti per la storia del Campidoglio è senza dubbio la costruzione del grande Tempio di Giove Capitolino (in latino detto Capitolium).
In questo importantissimo santuario, il culto di Giove era coadiuvato da quello di altre due divinità: Giunone e Minerva. Insieme costituivano la cosiddetta Triade Capitolina.

Fu iniziato, secondo la tradizione, dal re Tarquinio Prisco e continuato da Tarquinio il Superbo, nel corso del VI sec. a.C.
L’inaugurazione sarebbe avvenuta però il 13 settembre del 509 a.C., ossia dopo la cacciata dei re e all’inizio della Repubblica.
All’interno del Tempio erano custoditi i Libri Sibyllini, una raccolta di testi sacri che venivano consultati in momenti di grave crisi da uno speciale collegio di sacerdoti.
I resti della fondazione del tempio sono ancora visibili all’interno dei Musei Capitolini. La mole delle strutture ancora conservate e le ricostruzioni tridimensionali della sua originaria forma, aiutano a intuirne le impressionanti dimensioni.
Di forma rettangolare, di 53x63m di lato, era accessibile mediante una lunga scalinata. L’interno era verosimilmente composto da tre ambienti allineati alla parete di fondo. Ognuno di questi ospitava una delle statue delle divinità tutelari del Tempio. La cella centrale era dedicata a Giove, quella di destra a Minerva e quella di sinistra a Giunone.
Il Tempio di Giove Capitolino ricopriva un’importanza primaria dal punto di vista politico – religioso.
Qui si concludevano le parate militari legate al trionfo dei generali vittoriosi.
Qui, inoltre, il primo gennaio, aveva luogo la cerimonia di investitura dei consoli e da qui partivano i governatori diretti nelle provincie.
Altri edifici collocati sul Campidoglio
Nei pressi del Tempio di Giove Capitolino sorgevano alcuni edifici sacri.
L’Ara Pietatis: si tratta di un altare costruito nel 22 d.C. in occasione di una grave malattia di Livia, moglie dell’imperatore Augusto. Le dimensioni dell’altare erano di 15x15m. Oggi di questo edificio restano visibili solo alcuni lacerti in cementizio lungo Via del Tempio di Giove. Per immaginare la sua forma originaria dobbiamo prendere come esempio un altro monumento coevo, ma ben conservato, l’Ara Pacis.
Non lontano si ergeva il Tempio della Fides (la Fiducia, la Fedeltà). Questa era la divinità garante dei trattati e dei rapporti diplomatici. Nulla resta di questo edificio.
Il Tempio di Veiove: fu dedicato nel 192 a.C. ad una divinità giovanile del mondo infero. L’edificio è ben conservato e ha forma rettangolare con ingresso su uno dei lati corti (particolare piuttosto insolita ma dovuto allo spazio disponibile. Attualmente è inglobato nel percorso di visita dei Musei Capitolini, nel corridoio che porta dal Lapidarium all’affaccio sul Foro Romano (un posto da non perdere!). La statua di culto rappresentante Veiove è esposta non lontano dal Tempio.

Il Tempio di Giunone Moneta: sorgeva sull’Arx e sembra sia stato fondato nel 343 a.C. Del tempio non resta nulla di visibile ma il nome “Moneta” che in latino vuol dire “ammonitrice” è diventato comune per noi con un altro significato. Infatti, a poca distanza dal tempio fu costruita la zecca della Roma antica. È questa l’origine del nome “moneta” che oggi si usa per il denaro coniato.
L’insula del Campidoglio: alle pendici del colle, sul lato rivolto verso Piazza Venezia, è ben conservata un’insula (abitazione a più piani). Si trova tra la scalinata della chiesa di S. Maria in Aracoeli e il Vittoriano. Dell’edificio restano il pian terreno e altri tre piani, oltre a tracce di un quarto. Le insule erano costituite da numerosi appartamenti indipendenti e rappresentavano l’abitazione tipo della classe meno abbiente. Le dimensioni di questi edifici erano spesso colossali; infatti, a conferma delle loro imponenti dimensioni, il termine “insula” ha dato origine al moderno “isolato”.