“Spirit / is Life / It flows thru / the death of me / endlessly / like a river / unafraid / of becoming / the sea”
Gregory Corso Tweet
Ancora una volta lasciamo Caravaggio alle prese con i suoi pennelli e le sue intemperanze, per scoprire un luogo davvero speciale:
- il Cimitero acattolico di Roma.
Quando qualcuno mi domanda quale sia il mio luogo preferito nella città eterna, io non ho esitazioni. Ed esclamo: il Cimitero acattolico di Roma.
La cosa potrebbe sembrare un po’ strana. Con tutti i posti che Roma offre, nessuno si sognerebbe di andare a visitare un camposanto!
Ma varcata quella soglia che unisce letteralmente due mondi si entra in un luogo incantato. Dove storia, memoria e stupore sono in grado di avvolgerti in una esperienza di visita che non ha eguali.
Ma da dove nasce la magia che sembra avvolgere il Cimitero acattolico di Roma, catapultando il visitatore letteralmente in un’altra dimensione?
Le suggestioni sono senza dubbio molteplici. E in questo articolo proveremo a scoprirle insieme, nella nostra visita al Cimitero acattolico di Roma.
Ahimè, trattandosi di un luogo della memoria il Cimitero acattolico di Roma conserva tra le sue pietre sepolcrali storie tragiche. Di vite spezzate troppo presto, di sogni infranti e destini funesti.
Storie che ci permettono di riflettere ancora più profondamente sul senso delle cose e della vita.
Il Cimitero acattolico di Roma: una storia tragica
Roma, marzo 1824.
Le persone della comitiva procedevano in fila ordinata, ognuno in groppa al suo cavallo.
I giorni di pioggia si erano susseguiti numerosi. Ma quel giorno il cielo si era aperto, facendo intravedere un sole mite e piacevole che sembrava far già intuire la primavera quasi alle porte.
Il nutrito gruppo a cavallo si era diretto senza indugio verso la campagna romana. Approfittando della giornata ideale per la classica gita fuori porta.
Il sole rischiarava le idee e i cuori della comitiva. E niente poteva far intuire il dramma che si stava per consumare.
Nel viaggio di ritorno verso Roma, il gruppo si spinse forse in maniera imprudente troppo vicino alle sponde del Tevere.
È vero che quel giorno il sole splendeva con decisione. Ma era anche vero che fino al giorno prima aveva piovuto con insistenza e il fondo delle sponde era fangoso e scivoloso.
La tragedia si consumò in un attimo. Il destriero guidato dalla giovanissima dama inglese Rosa Bathurst, per via del fondo instabile, prese a scivolare lungo l’argine del fiume.
Rosa in un attimo si ritrovò nell’acqua limacciosa del Tevere, scomparendo alla vista impotente della comitiva. I terribili gorghi del fiume ingoiarono in un battibaleno la vita, i sogni, le speranze, la bellezza e l’intelligenza della sedicenne Rosa Bathurst.
Il corpo fu ritrovato solo svariati mesi dopo, si dice quasi del tutto intatto. E oggi Rosa Bathurst riposa in una delle tombe del Cimitero acattolico di Roma.
Il Cimitero acattolico di Roma: una visita suggestiva
Ma cosa rende il Cimitero acattolico di Roma un luogo così suggestivo e speciale?
In realtà, c’è un solo modo per scoprire davvero la magia che alberga in questo posto: andarci di persona. Percorrere le sue viuzze alberate, osservare le lapidi che portano iscritte frasi poetiche. Scoprire i tanti personaggi illustri che qui hanno trovato la loro ultima dimora, rivivendo le loro vite speciali.
Atmosfere uniche, suggestioni particolari, magia dell’insieme. Il Cimitero acattolico di Roma è tutto questo e molto di più. Un luogo in cui il tempo si ferma e si dilata. Un posto in cui meditare, lasciare da parte gli affanni e scoprire la gioia della vita proprio lì dove si interrompe per sempre.
Proviamo a spiegare tutto ciò con semplici parole, anche se sarà una impresa ardua.
Prima di tutto, varcando il cancello del Cimitero acattolico di Roma sembra di essere proiettati in un’altra dimensione. I rumori e il caos della città scompaiono magicamente, e le mura riparano con amore e calore il mondo dei morti dalla frenesia del mondo dei vivi.
Un’ambientazione resa ancora più incredibile dal fatto che uno dei lati lunghi del Cimitero acattolico di Roma è chiuso dalle mitiche mura Aureliane. Mentre nella parte antica, allunga la sua ombra sul prato verde la maestosa Piramide di Caio Cestio.
Anche la conformazione del camposanto ha il suo indubbio fascino. Se si esclude la parte antica che ha una sua specificità, l’effetto dato dalle tombe allineate e digradanti dalle mura Aureliane verso l’ingresso è davvero sensazionale.
Un effetto reso ancora più unico dal “caos organizzato” della disposizione delle tombe. Dal sole che filtra attraverso le fronde degli alberi e dal cielo azzurro che si intravede oltre la cortina delle mura Aureliane.
La parte antica e la tomba di John Keats
Il Cimitero acattolico di Roma è suddiviso in cinque sezioni. La parte antica, la zona vecchia, la zona prima, la zona seconda e la zona terza.
La parte antica è una sorta di cimitero nel cimitero perché organizzata in maniera del tutto diversa dalle altre quattro sezioni.
Entrando nella parte antica si osserva un curatissimo prato verde interrotto qua e là dalle lapidi disposte con armonia lungo un tortuoso percorso ad anello.
Su un lato si erge imponente l’imperiosa piramide Cestia che aggiunge, se ce ne fosse bisogno, ancora più fascino a tutto il contesto.
Nella parte antica del Cimitero acattolico di Roma è sepolto uno dei tanti personaggi illustri che riposano in questo camposanto: il poeta inglese John Keats.
Come quella di Rosa Bathurst, anche la vita di Keats fu interrotta troppo presto. Il poeta – tra i massimi esponenti del Romanticismo – morì di tubercolosi nel febbraio del 1821. Aveva solo 25 anni.
La sua tomba non riporta il suo nome ma una serie di iscrizioni in cui si legge (traducendo dall’inglese): “Questa tomba contiene i resti mortali di un giovane poeta inglese…”
A fianco della lapide di Keats vi è quella di Joseph Severn, pittore e amico fraterno del poeta. Fu proprio Severn a descrivere a Keats, poco prima della sua morte, il “cimitero degli inglesi”. Una descrizione che riempì di gioia il cuore del giovane poeta che espresse la volontà di riposare per sempre proprio all’ombra della piramide Cestia.
La zona vecchia e la tomba di Percy Shelley
Uscendo dalla parte antica, si entra nelle altre sezioni del Cimitero acattolico di Roma – in uno scenario completamente diverso.
Le altre quattro zone sono dense di tombe, allineate e accostate l’una vicina all’altra all’ombra di alberi maestosi e disposte in salita verso le mura Aureliane.
Nella zona vecchia, addossata alle mura Aureliane, si trova un’altra mitica tomba del Cimitero acattolico di Roma: quella di Percy Bysshe Shelley. Anche lui notissimo poeta inglese e marito della scrittrice Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein.
Sulla lapide di Percy Shelley sono incisi alcuni versi de La Tempesta, opera di Shakespeare. In ricordo della tragica morte del poeta, avvenuta in seguito all’affondamento della barca su cui viaggiava durante un terribile temporale.
Nell’area intorno alla sepoltura di Percy Shelley, si trovano altre tombe famose. Vicinissimo al poeta inglese, è sepolto Gregory Corso – esponente americano della beat generation – che espresse la volontà di riposare accanto al suo beniamino.
A pochi metri dalle tombe di Schelley e Corso, si trova quella della giovanissima e sfortunata Rosa Bathurst.
Mentre a qualche passo di distanza si scorge la scultura più famosa dell’intero Cimitero acattolico di Roma: l’Angelo del Dolore.
Si tratta di una celebre opera d’arte eseguita dallo scultore americano William Wetmore Story. Un angelo accasciato sulla lapide dove riposano l’artista e sua moglie Emelyn, con il volto nascosto tra le braccia abbandonate sul mausoleo.
Le tombe degli uomini illustri
A rendere unico il Cimitero acattolico di Roma è la concentrazione di sepolture di uomini e donne illustri che riposano per l’eternità all’ombra delle mura Aureliane.
Roma per tanto tempo è stata una delle tappe fondamentali del grand tour. Quel viaggio di educazione e conoscenza che i rampolli delle grandi famiglie europee compivano attraversando l’Europa, approdando poi in Italia.
Schiere di artisti, poeti, letterati, scienziati, diplomatici si fermavano a Roma eleggendola a loro patria di adozione. Questi provenivano in primis dall’Inghilterra e poi da altri stati europei come Germania, Russia e nord Europa.
Al momento della morte, questi nuovi cittadini di Roma non essendo cattolici (in genere protestanti), dovevano essere sepolti in un posto specifico. E quel posto fu il “cimitero degli inglesi” oggi appunto noto come Cimitero acattolico di Roma.
E per tale motivo, percorrendo i vialetti del camposanto all’ombra delle mura Aureliane ci imbattiamo nelle tombe dei poeti inglesi Johk Keats e Percy Shelley. Ma anche in quelle dell’architetto tedesco Gottfried Semper, dello scultore di origini norvegesi Hendrik Christian Andersen, di August von Goethe figlio di Johann Wolfgang von Goethe. O ancora nei sepolcri del medico e scrittore svedese Axel Munthe e dello storico dell’arte di origini tedesche Richard Krautheimer.
Non mancano italiani celebri. Come il filosofo e politico Antonio Gramsci, il fisico nucleare Bruno Pontecorvo, il poeta Dario Bellezza, lo scrittore Carlo Emilio Gadda, la poetessa Amelia Rosselli.
E anche lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, recentemente scomparso, riposa qui per sempre all’ombra delle fronde del Cimitero acattolico di Roma.
“Questo è un luogo meraviglioso, dove si sono riunite nei secoli persone davvero speciali. Uomini e donne da tutto il mondo. Spiriti elevati che trascinarono le civiltà a cui appartennero a soglie mai raggiunte prima. Veri pionieri del progresso. In tutte le arti e i mestieri: poeti, pittori, scienziati, attori, architetti, archeologi, politici, militari risorgimentali. Quello che li accomunava era l’energia divorante dei sogni” (Alessandro Rubinetti)