(…) il vero si è che non vedendosi a nostri giorni Edifizj, che portino il dispendio, che ricercherebbe per esempio un Foro di Nerva, un Anfiteatro di Vespasiano, un Palazzo di Nerone; ned apparendo né Principi o né privati disposizione a farneli vedere, altro partito non vedo per me, e a qualsivoglia altro Architetto moderno, che spiegare con disegni le proprie idee
Giovanni Battista Piranesi Tweet
Girovagando a passi lenti tra le strade e i colli della città eterna, oggi ci imbattiamo nella:
- Roma di Piranesi.
La Roma di Piranesi è una Roma che ritroviamo continuamente nelle sue incisioni e nei “capricci” architettonici. Formidabili sono le raccolte di vedute dove si fondono forza costruttiva dell’architettura romana, prospettiva e chiaroscuro in tratti di drammatica potenza.
Giovanni Battista Piranesi, nato in Veneto nell’anno 1720, è considerato uno dei più grandi incisori di tutti i tempi.
Malgrado questo primato forse assoluto, l’artista veneto passò tutta la sua vita a combattere per affermarsi come architetto. Questa era la sua formazione e questa era l’immagine che l’artista aveva di sé. Numerosi sono i suoi ritratti dove, colto in pose eroiche, compare il cartiglio con la dicitura “architetto”.
Ma per una serie di circostanze storiche, la Roma di Piranesi rimase sempre “ferma” – con tutta la sua struggente bellezza – nelle sue indimenticabili incisioni.
Solo in un caso, la Roma di Piranesi prese vita facendosi architettura costruita in un progetto unico sul colle Aventino.
Ma prima di scoprire questo fantastico edificio, immaginiamo di imbatterci in un accalorato dialogo tra due architetti con delle visioni progettuali… leggermente differenti.
Vediamo cosa hanno da dirci di così importante i nostri amici!

La Roma di Piranesi: dalle incisioni alla querelle
Protopiro: Ci sarebbe da dir per un secolo; ma, se si facesse quei che ho detto, non sarebbe poco; l’Architettura comincerebbe a risorgere.
Didascolo: Come s’intende?
Protopiro: Ad avvicinarsi a quella, che fu un tempo nel suo vero lustro.
Didascolo: A quella, volete dire, che da’ Greci era stata ridotta a perfezione: non è egli vero? E chi non sa, come voi dite, mostra di non saperne? Dunque il Piranesì che, in vece di farlo, sì è dato con que’ suoi disegni a quella pazza libertà di lavorare a capriccio….
Protopiro: Senza ragione di così fare….
Didascolo: Sì, senza ragione, come il comune degli Architetti d’oggi, anch’egli mostra dì non saperne?
Protopiro: Che dubbio!
Didascolo: Con queste massime in capo, caro il mio Protopiro, voi ne vorreste mandare a pascolar gli armenti.
Protopiro: Non v’intendo.
Didascolo: Vorreste mandarci a stare in quelle capanne, dalle quali alcuni han creduto che i Greci abbian preso norma nell’adornare la loro Architettura.
Protopiro: Didascolo, non istiamo a sofisticare.
Didascolo: Il sofistico siete voi, che dettate all’Architettura delle regole, ch’ella non ha mai avuto. Che direte, se vi provo, che la severità, la ragione, e l’imitazione delle capanne, sono incompatibili con l’Architettura? Che l’Architettura, lungi dal volere ornamenti desunti dalle parti necessarie a costruire, e tenere in piedi un edifizio, consiste in ornamenti tutti stranieri?
Protopiro: Non v’impegnate a poco!
Insomma, Protopiro e Didascolo non se le mandano certo a dire.
Ma chi sono i nostri due audaci architetti? Dove si svolge questo accalorato dialogo? E su quale tema specifico si confrontano in maniera così accalorata?
Il Parere sull’Architettura
In realtà, il dialogo tra Protopiro e Didascolo non avviene tra le mura di un’Accademia ma tra le pagine di un libro.
Il libro si intitola “Parere sull’Architettura”, scritto in forma di dialogo e pubblicato da Piranesi nel 1765.
La Roma di Piranesi, oltre alle incisioni e alle vedute, non manca quindi di una forte base critica e teorica. A quel tempo, nella Roma di Piranesi – centro nevralgico dell’anticomania – montava la cosiddetta querelle greco-romana.
Da una parte alcuni critici francesi strenui sostenitori della semplicità, dell’austerità e del funzionalismo dell’architettura greca. Le fila dei puristi si erano andate ingrossando con la presenza di peso dello studioso tedesco Winckelmann, dal 1755 bibliotecario del cardinale Alessandro Albani.
Dall’altra parte chi – come Piranesi – sosteneva la bontà della complessità delle costruzioni e dell’ingegneria romana. Una complessità costruttiva che si lega intimamente alla decorazione e all’ornamento in contrapposizione alla linearità e alla “nudità” delle fabbriche greche.
Nella Roma di Piranesi e nel “Parere sull’Architettura” – Protopiro e Didascolo incarnano proprio le due contrapposte tendenze della querelle greco-romana.
Protopiro è il paladino dell’essenzialità dell’architettura greca, sostenitore del funzionalismo e dell’austerità delle costruzioni. Didascolo – alter ego di Piranesi – difende la superiorità dell’architettura romana e esalta al contempo la funzione creativa dell’ornamento che si sostanzia tramite l’applicazione della fantasia.
Santa Maria del Priorato: dalle incisioni alla costruzione
Per vedere l’unica opera costruita dall’architetto veneto nella città eterna, bisogna inerpicarsi sul colle Aventino.
Qui – all’interno del perimetro del Gran Priorato di Roma dei Cavalieri di Malta – sorge la chiesa di Santa Maria del Priorato. Qui la Roma di Piranesi abbandona le incisioni per divenire costruzione da toccare con mano e guardare con gli occhi.
Il progetto venne commissionato a Piranesi da monsignor Rezzonico, gran priore dell’Ordine di Malta e poi cardinale nonché nipote di papa Clemente XIII.
I lavori di ristrutturazione del complesso – che durarono circa due anni – furono avviati negli ultimi mesi dell’anno 1764. Le fasi del cantiere sono riportate in maniera scrupolosa nel Libro dei conti del capomastro muratore Giuseppe Pelosini, conservato alla Avery Library di New York.
Come si deduce dal dettagliatissimo Libro dei conti, il costo del restauro fu insolitamente basso. “Mai nella storia dell’architettura romana fu versato tanto inchiostro per una chiesa così piccola” (Joseph Connors).
Prima di giungere alla chiesa, la Roma di Piranesi trova una prima tappa realizzativa nella Piazza dei Cavalieri di Malta. Il suggestivo spazio rettangolare è delimitato, verso la proprietà del Gran Priorato, da un muro di cinta in cui troneggia uno scenografico portale.
Le decorazioni del portale – così come le tre steli realizzate sul lato opposto – sono un chiaro omaggio all’iconografia militare e navale dei Cavalieri di Malta. In questo contesto non possono mancare simboli romani desunti dagli archi di trionfo e dalla colonna Traiana.
Nel portone di ingresso, al centro del portale, si trova il celeberrimo buco della serratura. Da qui – accostando l’occhio – si può ammirare una delle vedute più scenografiche della cupola di San Pietro.
Sbirciando dal buco della serratura si delinea una vista mozzafiato del cupolone inquadrato prospetticamente e magistralmente dal filare alberato oltre il portale.
Il tutto allineato rigorosamente con l’occhio dello spettatore e la spettacolare fuoco visivo finale della cupola di San Pietro.

Santa Maria del Priorato: una breve visita
La chiesa di Santa Maria del Priorato – sede priorale del Sovrano Militare Ordine di Malta – si erge sull’Aventino. Qui la Roma di Piranesi prende vita – quasi sull’orlo del baratro verso via Marmorata.
Restauro di un precedente edificio religioso benedettino – il complesso è proprietà dei Cavalieri di Malta dall’anno 1312.
La facciata progettata dal Piranesi è composta da quattro imponenti lesene scanalate, due per lato, su cui si innesta la trabeazione e il timpano triangolare alla sommità. Al centro, sopra il portale d’ingresso, si staglia un pregevole oculo circondato da serpenti avvinghiati.
Tutto il complesso apparato decorativo rimanda ad una simbologia molto forte e non mancano i riferimenti ai Cavalieri di Malta e alla famiglia Rezzonico.
L’interno – a navata unica con cappelle laterali – si caratterizza per il bianco intenso degli stucchi e degli intonaci. E per una spazialità ampia che coglie di sorpresa immaginando di entrare in uno spazio non troppo esteso.
Nell’abside si staglia la complessa composizione scultorea dell’altare dove su un sistema di tre sarcofagi si erge la statua di San Basilio in gloria, circondato dagli angeli.
La Roma di Piranesi che diventa pietra e stucco è carica di simboli e allegorie.
Ma anche di citazioni architettoniche che spaziano in lungo e in largo nella storia e nella fantasia di Piranesi. Dal mondo etrusco all’antica Roma. Dalle chiese veneziane ammirate da ragazzo a Borromini, il grande e inquieto architetto barocco che Piranesi omaggia e celebra.
Piranesi e Santa Maria del Priorato: un legame indissolubile
Avanzando di qualche passo all’interno della chiesa, sul lato destro troviamo una statua imponente raffigurante un uomo che indossa una tunica di foggia romana.
È la statua funebre di Piranesi, morto nel 1778 e sepolto dopo qualche anno nella chiesa di Santa Maria del Priorato per volontà del cardinale Rezzonico.
La statua venne eseguita dallo scultore Giuseppe Angelini, commissionata a questo artista direttamente dalla famiglia del grande architetto.
Antonio Canova, lo scultore neoclassico per eccellenza, durante la realizzazione vide ed apprezzò la statua abbozzata – “la quale statua non mi dispiacque” come ebbe modo di dire.
La statua – più grande del naturale – raffigura Piranesi avvolto da una tunica all’antica poggiato ad un cippo e con una mano a sorreggergli il viso.
L’architetto sembra essere molto pensoso.
O semplicemente i suoi pensieri stanno rincorrendo le sue celeberrime fantasie architettoniche. Quei capricci e quelle vedute che hanno traslato la Roma di Piranesi in uno spazio al confine tra mito e realtà.
