“...la gran massa rossastra, triste e senza vita, sembra gradatamente, silenziosamente ascendere incontro alle nuvole. Si entra, e pare di non aver mai visto al mondo nulla di così grande...
tratto da Voyage en Italie di H. A. Taine Tweet
Nel precedente articolo della sezione Cronache dall’Antico abbiamo affrontato l’analisi dell’origine di uno dei colli più famosi di Roma: Il Campidoglio.
Oggi resteremo nella Capitale per raccontarvi di un impianto termale che era tra i più grandi del mondo antico:
- Le Terme di Caracalla
Le sue imponenti rovine hanno affascinato viaggiatori di ogni tempo, ispirando poeti e artisti.
Ne scopriremo i segreti ed il funzionamento, e delineeremo la storia dell’imperatore che ne volle la costruzione, Caracalla.

Caracalla: l’imperatore fratricida
211 d.C., Roma.
Non potevano governare entrambi…l’epilogo era già scritto.
Quando l’imperatore Settimio Severo morì il potere passò nelle mani dei due figli, Geta e Caracalla.
Nonostante i due fratelli si odiassero, in molti avevano sperato che i loro contrasti si placassero. Purtroppo, non c’era posto per due imperatori e l’accordo tra i due durò pochissimo.
Così, Caracalla, grazie ad un gruppo di suoi fidati centurioni ordinò l’uccisione dell’odiato fratello, meno inviso al senato e più popolare tra le truppe.
L’omicidio avvenne nel modo più abbietto: Geta fu ucciso tra le braccia della madre Giulia Domna.
Oltre alla sua vita, anche la memoria di Geta fu spazzata via in un lampo. Egli fu condannato post mortem alla Damnatio Memoriae. Questa pratica prevedeva la cancellazione del suo nome e della sua immagine da ogni monumento pubblico.
Si voleva così eliminarlo dalla storia.
Caracalla si rivolse poi ai sostenitori del fratello e nella sola Alessandria d’Egitto ne fece uccidere circa 20.000.
I soldati di Caracalla misero a ferro e fuoco la città, e questa prova di forza consolidò il potere dell’imperatore. Ciò pose le basi per una politica futura totalitaria e dispotica.
A questo punto, raggiunto il potere assoluto, Caracalla ottenne il perdono dalla madre per l’assassinio del fratello.
Avviò così un intenso programma edilizio e, nel 212 d.C., promulgò una delle leggi più moderne della storia di Roma: la Constitutio Antoniniana.
Questa estendeva la cittadinanza romana a tutti gli abitanti liberi dell’impero.
Questo provvedimento fu l’esito di un processo di integrazione delle popolazioni sottomesse in tutto il Mediterraneo che era iniziato con la stessa conquista.
Il regno di Caracalla durò 6 anni e si interruppe con il suo assassinio nel 217 d.C.

Le Terme di Caracalla: la planimetria
Le Thermae Antoninianae – come si chiamavano ufficialmente le Terme di Caracalla – sono un perfetto esempio della grandiosità degli edifici termali antichi.
La costruzione fu realizzata tra il 212 e il 216 d.C. fatta eccezione per il recinto esterno, completato una decina di anni più tardi.
Nella sua più ampia estensione (recinto compreso) l’edificio misurava circa 400m di lato. Queste misure saranno superate solo più di un secolo dopo dalle Terme di Diocleziano.
L’ingresso principale alle Terme di Caracalla si apriva sul lato orientale. Un vestibolo (il numero 1 in pianta) e uno spogliatoio (2), il cosiddetto apodytherium, permettevano l’accesso agli ambienti principali.

Il primo è la natatio (13) ossia la piscina di acqua fredda.
Si passava poi nel salone centrale o frigidarium (11) che fungeva da punto di incontro e di raccordo. In questo ambiente, contrariamente a quanto si pensa comunemente, non c’erano piscine di acqua fredda.
Seguivano il tepidarium (10), una sala con vasche di acqua tiepida e il calidarium (9) che era adibito ai bagni di acqua calda.
Sulla sinistra, attraverso due ambienti dotati di vasche (7 e 8), si accedeva al laconicum (6) che era la sauna.
Qui, la temperatura era la più elevata di tutto il complesso. La sua regolazione era possibile tramite un foro posto alla sommità della volta che, attraverso un disco mobile, poteva essere regolata.
Le Terme di Caracalla furono in uso ben oltre la caduta dell’Impero romano d’Occidente. Cessarono di funzionare a partire dal 537 d.C. quando Vitige, re degli Ostrogoti, ne interruppe l’approvvigionamento idrico tagliando gli acquedotti.
Altri ambienti meno visibili
L’organizzazione delle Terme di Caracalla, al di là delle dimensioni, sembra molto simile a quella dei moderni impianti termali.
Rispetto ad oggi, in antichità, i complessi termali erano sempre provvisti di palestre, biblioteche, sale da ballo e intrattenimento.
Si trattava, quindi, di complessi polifunzionali. Infatti, gli ambienti principali erano intervallati da vani più piccoli, ciascuno dei quali funzionale alle varie attività che si svolgevano nel complesso.
Di norma, edifici di tali dimensioni si componevano anche di un piano superiore a cui si accedeva tramite scale di legno. Non si sa esattamente a cosa fossero preposti questi spazi. Di solito fungevano da biblioteche, sale da ballo oppure sale per massaggi.
I sotterranei delle Terme di Caracalla
Nei sotterranei, non accessibili ai frequentatori delle terme, ma visitabili oggi, si trovava un’ampia strada. Questa permetteva di approvvigionare i forni per il riscaldamento dell’acqua tramite carri.
Ecco un’altra importante differenza con le terme moderne. Infatti, gli odierni complessi termali sono tutti in prossimità di sorgenti naturali.
I Romani si vantavano di aver portato in città la salubrità dei bagni caldi naturali. Le acque termali naturali, fino all’età romana, erano infatti privilegio di poche comunità che abitavano zone ricche di sorgenti vulcaniche.
Un settore dei sotterranei delle Terme di Caracalla fu adibito a santuario dedicato al dio Mitra, divinità importata dall’Oriente a partire dal III sec. a.C. Questo era il più grande Mitreo di Roma.
Una curiosità
Il termine Spa, usato ai nostri giorni per indicare un complesso termale, deriva dal latino ed è l’abbreviazione di Salus Per Aquam (il benessere attraverso l’acqua).
Ciò indicava tutti i benefici, prescritti anche dai medici antichi, che i bagni termali arrecavano al corpo umano.
I Romani frequentavano le terme ogni giorno. In essenza di acqua corrente nelle abitazioni della classe medio bassa, le terme erano l’unico modo per detergersi.
Inoltre, per i Romani, le terme avevano una vera e propria funzione sociale. Erano un’estensione della piazza cittadina, il luogo dove incontrarsi e scambiare opinioni.
L’accesso alle terme non era gratuito ma il prezzo del “biglietto” era molto contenuto. Si calcola che in età traianea, quindi cento anni prima di Caracalla, l’ingresso costasse quanto il corrispettivo di un pezzo di pane e una caraffa di vino.
Il contraltare negativo all’uso continuo delle terme era la cosiddetta sindrome del serfista. Questa patologia, ancora oggi, genera problemi di udito a causa dell’esposizione prolungato a luoghi umidi.
L’accesso alle donne
In una società patriarcale e fortemente maschilista come quella romana, bisogna chiedersi quale fosse la presenza delle donne nelle terme pubbliche.
Molti complessi termali tenevano separati i percorsi femminili da quelli maschili, oppure adottavano orari distinti di accesso in base al sesso.
Tale norma fu sicuramente rispettata in età augustea (fine I sec. a.C. – inizi I sec. d.C.) quando l’imperatore Augusto impose una rigida osservanza di norme morali e sociali.
Probabilmente, tali prescrizioni si affievolirono con il passare del tempo. Infatti, alcune testimonianze successive fanno presupporre una certa promiscuità.
Il poeta Marziale (seconda metà del I sec. d.C.), per esempio, in uno dei suoi componimenti, sottolinea la possibilità di incontri galanti alle terme.
Cosa certa è che non si andava alle terme nudi. I mosaici provenienti dalla città di Piazza Armerina (Sicilia) sono interessantissime testimonianze di come le donne indossassero quelli che oggi definiremmo bikini.

Alcuni capolavori ritrovati nelle Terme di Caracalla
Per avere un’idea della magnificenza degli apparati decorativi di questo complesso basta citare alcune famose statue che in origine lo decoravano.
Negli scavi avvenuti in varie epoche, specialmente nel XVI sec., furono scoperte varie opere d’arte.
Tra queste, il Toro e l’Ercole Farnese oggi al Museo Archeologico di Napoli e le vasche in granito oggi in Piazza Farnese a Roma.

Un altro capolavoro che adornava le terme è l’Apoxyomenos di Lisippo. L’originale in bronzo andò perduto, ma la copia in marmo è oggi conservata nei Musei Vaticani.
Per un approfondimento sulla statuaria greca e romana e sulle tecniche di lavorazione, dai uno sguardo al nostro articolo sul Laocoonte.