
Roccascalegna, anno 1646.
Il potere può avere mille sfaccettature come tutte le condizioni umane. Ma se mal adoperato, il potere sa essere estremamente violento ed arrogante. Se esercitato in maniera coercitiva, la facile dicotomia oppressore/oppresso si palesa in tutta la sua flagrante realtà e le ovvie e tragiche conseguenze sono pronte ad esplodere dietro l’angolo.
Forse l’uomo travestito da sposa, disteso nel letto a baldacchino, pensava solamente alla sete di giustizia che covava nel suo cuore e nel cuore di decine di suoi compaesani costretti a subire tale infame angheria. Un’angheria che si trasformava sovente in pura violenza sulle donne del feudo di Roccascalegna.
Il barone Corvo de Corvis aveva da poco emanato il famigerato editto dello “Ius Primae Noctis”, in base al quale si obbligavano le donne del suo feudo a trascorrere con lui la prima notte di nozze.
Ma il potere violento del barone doveva pur far i conti con la giustizia in terra, con la morale degli uomini e delle donne di Roccascalegna. Tronfio e borioso, il nobile non avrebbe mai creduto ad una sollevazione della sua gente contro di lui.
Peccato che non tutti la pensassero così. Specie quel giovane che aveva appena coronato il suo sogno d’amore con la sua amata fanciulla.
Quando il barone si apprestò ad infilarsi nel letto, le coltellate si abbatterono su di lui repentine e fatali (chissà poi se anche giuste?) e la sua presunzione non servì a salvargli la vita.
Si dice che ormai morente, il Barone si trascinò vicino ad una roccia del castello e qui lasciò l’impronta insanguinata della sua mano. Un’impronta che, malgrado gli anni e svariati tentativi di lavarla via, rimase per secoli lì a imperituro ricordo della violenza del potere cieco.
Oggi Roccascalegna è un piacevole borgo in provincia di Chieti, in Abruzzo, e le vicende terribili dei secoli passati sembrano ormai solo un lontano ricordo. Il borgo si affaccia sulla cosiddetta valle del Rio Secco e a poca distanza dalla vallata del fiume Sangro.
Il borgo a sua volta è dominato dallo straordinario sperone roccioso che sfida le leggi stesse della natura e della geologia.
E proprio su questa audace sporgenza sassosa si innesta il Castello di Roccascalegna, come la prua di una nave che emerge dal mare della storia e del medioevo.
L’impatto con il Castello – visibile da parecchi chilometri di distanza all’intorno – è qualcosa di straordinario. Una scenografia magistrale, dove la natura e l’uomo sono riusciti a stabile un dialogo perfetto tra elemento naturale e manufatto architettonico.
Ma il Castello di Roccascalegna ha attraversato una storia molto lunga e anche momenti difficili: fino agli anni ’80 del ‘900 versava in condizioni abbastanza pietose. Solo grazie ad un recente restauro si è riusciti a ricostruire la magia di questo incomparabile castello medievale.
Il Castello di Roccascalegna, con la sua mole e la sua sagoma inconfondibile, appare anche nella copertina e nel trailer ufficiale de “Il Racconto dei Racconti”. Un recente film di Matteo Garrone, la cui trama fantastica si svolge in posti reali e al tempo stesso unici al mondo proprio come il Castello di Roccascalegna.