SAMBUCA di SICILIA Storia di un Emiro arabo e del suo antico castello divenuto borgo

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Uno scorcio di Sambuca di Sicilia#googleimages

Val di Mazara, anno 830 d.C. circa.

Gli arabi sono sbarcati da poco nella splendida isola siciliana. Ci rimarranno a lungo in questo luogo al centro del Mediterraneo, almeno fino all’arrivo dei Normanni nell’anno 1091.

Tra gli arabi giunti in Sicilia, vi è anche l’Emiro Al-Zabut. Nelle fasi convulse della conquista araba, l’Emiro si metterà in mostra per l’ardore e le capacità militari, caratteristiche che faranno di lui uno dei guerrieri più coraggiosi e apprezzati tra le file saracene.

È per questa ragione che si procura l’appellativo di Al-Chabut – traducibile come “lo splendido” – un appellativo che il valoroso guerriero passerà, per estensione, anche ai suoi possedimenti materiali in Sicilia.

E tra le sue proprietà vi è anche il Castello, da lui realizzato sulla sommità di una collina, che più tardi sarà il nucleo di fondazione del borgo oggi conosciuto con il nome di Sambuca di Sicilia.

Il paese venne abitato da popolazione di origine araba almeno fino al 1225, quando Federico II, con l’avallo del Papa, decise di risolvere la questione in maniera drastica: fu così che gli arabi del Castello di Zabut furono massacrati o fatti convertire forzatamente al Cristianesimo. Malgrado la decisione cruenta del Sovrano e malgrado lo smembramento successivo della fortezza di Zabut, ancora oggi il borgo presenta suggestive atmosfere tipicamente arabe.

Nella parte più alta di Sambuca, lì dove sorgeva la residenza dell’Emiro, una porzione del mitico Castello arabo vive ancora nel Belvedere: posto all’estremità del colle, a cui è collegato tramite una scenografica scalinata, con il suo bell’affaccio rende possibile osservare gli scenari mozzafiato delle valli sottostanti. Poco prima del belvedere, al di sotto delle case che si aggregano attorno all’attuale piazza Baldi Centellis, ancora oggi è visibile la fitta trama dei sotterranei e delle segrete del Castello, mentre molte pietre del maniero furono riutilizzate per la costruzione dell’abitato successivo.

Poco più a valle trova posizione il quartiere arabo, con le sue stradine strette, gli archi, gli slarghi e soprattutto i cosiddetti sette vicoli arabi, che ancora oggi vivono nella geografia e nella toponomastica di Sambuca di Sicilia.

Sempre qui trova sede la strada nota come via Fantasma. Il toponimo tanto singolare, fu affibbiato a questa viuzza quando si iniziarono a rincorrere le voci di apparizioni di fantasmi dalle fattezze di guerrieri arabi. Probabilmente, il senso di colpa per lo sterminio della popolazione saracena avvenuta nel ‘200 non è mai stato del tutto espiato, e per questo gli arabi continuano ad apparire tra le strade del “loro” quartiere.

Le tracce arabe sul territorio di Sambuca di Sicilia possono essere scovate anche all’esterno del borgo: nel bel mezzo di un lago.

Poco più a sud del borgo, si trova infatti uno specchio d’acqua noto con il nome di lago Arancio. Si tratta di un bacino artificiale, realizzato nei primi anni ’50 del ‘900 tramite la costruzione di una diga.

Qui puoi osservare una piccola magia, quasi un gioco di prestigio lasciato in eredità dagli antichi abitanti del luogo. La particolarità sta nel fatto che in mezzo all’acqua è posta la fortezza di Mazzallakkar, un presidio difensivo di età araba, che emerge periodicamente – come un tesoro prezioso – quando si abbassa il livello delle acque del lago.

“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità.”
Pablo Picasso

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