Chi al posto di Cosimo, come mercante e capopartito a Firenze, ha per di più con sé tutta la schiera degli uomini che pensano, studiano e scrivono; chi per casato è considerato come il primo tra i Fiorentini, e per cultura il più grande fra gli Italiani, non può dirsi un privato; di fatto egli è un vero principe
Jacob Burckhardt Tweet
Oggi visitiamo il:
- Museo di San Marco a Firenze
dove possiamo ammirare le opere del Beato Angelico, uno dei più grandi artisti del Rinascimento.
Il Museo di San Marco a Firenze è un luogo dove è possibile immergersi completamente nella mirabile maestria di questo immenso artefice pittorico. Un luogo dove si assiste ad un connubio indissolubile tra il pittore e lo spazio di esecuzione dei dipinti.
Già, perché gran parte delle opere del frate pittore presenti nel Museo di San Marco a Firenze museo sono state realizzate direttamente qui. Su quelle stesse pareti dove si trovano ancora oggi a distanza di quasi 600 anni.
Pur essendo un museo a tutti gli effetti, San Marco è un museo anomalo come vedremo nel corso dell’articolo. E per questo non è stato inserito nella sezione 1 museo in 5 opere in quanto capolavoro assoluto dell’arte del Beato Angelico.
Il Museo di San Marco a Firenze e il Beato Angelico
Il museo è ricavato negli spazi del Convento di San Marco dove, nelle celle al primo piano, l’artista realizzò un mirabile ciclo di affreschi. Affreschi, a tema strettamente religioso, destinati alla preghiera e alla meditazione dei suoi confratelli.
Al piano terra, intorno al Chiostro di Sant’Antonino, si snodano gli ambienti un tempo dedicati alla vita comune del convento. Ovvero l’Ospizio, il Refettorio Grande e la Sala Capitolare.
Oggi nel percorso di visita museale, all’interno dell’Ospizio prendono posto buona parte dei dipinti su tavola del Beato Angelico. Provenienti da varie strutture religiose di Firenze e dei centri vicini, qui collocati a partire dal 1921.
Nel Refettorio Grande e negli altri ambienti è possibile ammirare molte opere di Fra Bartolomeo. Altro grande pittore e frate domenicano dell’epoca successiva a quella del Beato Angelico.
Salendo al primo piano, oltre agli innumerevoli affreschi del nostro pittore, è possibile visitare le cosiddette celle del Savonarola. Si proprio lui, il celebre frate predicatore che morì arso vivo in piazza della Signoria a Firenze il 23 maggio del 1498.
Il Museo di San Marco a Firenze è una esperienza di immersione totale nell’arte del Beato Angelico. Ma la fama e la bellezza di questo complesso religioso si devono alla generosità di uno degli uomini più potenti della Firenze e dell’Italia del tempo.
Andiamo a vedere quale immenso mecenate si cela dietro le straordinarie opere del Museo di San Marco a Firenze.
Un uomo solo al comando
Firenze, un giorno imprecisato intorno all’anno 1450.
Il sole sta per tramontare sulle strade e sulle pietre di una Firenze splendente come non mai.
Cinquecento metri separano il palazzo di famiglia dal luogo in cui si sta dirigendo il nostro uomo. Lo sguardo assorto, il passo veloce, la berretta rossa ben calcata sulla testa. L’uomo indossa delle vesti preziose ma l’abito è talmente sobrio da passare del tutto inosservato.
Giunto al Convento di San Marco l’uomo oltrepassa l’ingresso, percorre spedito i corridoi del chiostro. Uno sguardo di intesa con un frate che lì prega e passeggia e, quasi furtivamente, sale le scale che conducono al primo piano.
Arrivato in cima alle scale, una piccola sosta al cospetto del celebre affresco che sveleremo alla fine del nostro articolo. Poi, l’uomo svolta a destra e raggiunge le ultime due celle poste a destra in fondo al corridoio.
Entra nella cella a lui riservata, si chiude la porta alle spalle e si butta in ginocchio davanti alla mirabile Crocifissione affrescata nel primo vano.
Ha bisogno di pregare e di meditare il nostro uomo, per “alleggerire” la sua anima dalle incombenze della politica e degli affari che ogni giorno lo tormentano.
Ha bisogno di respirare aria pulita tra i chiostri del convento, da lui fatto edificare qualche anno prima. E di immergersi, per qualche giorno, in una sorta di ritiro spirituale lontano da sguardi indiscreti.
Lui è Cosimo de’ Medici detto Cosimo il Vecchio, l’uomo più potente della Firenze del tempo. Ricchissimo e spregiudicato negli affari ma accortissimo nella conduzione della cosa pubblica. Cosimo per circa 30 anni guiderà la città senza mai (o quasi) ricoprire effettivamente incarichi pubblici.

Michelozzo: dell’edificazione del Convento di San Marco
Per vedere il Museo di San Marco a Firenze, bisogna recarsi nell’attuale piazza San Marco a Firenze. Oggi il Museo di San Marco a Firenze occupa circa metà del Convento che per l’altra metà è ancora abitato dai frati.
I domenicani si insediarono in questo luogo a partire dall’anno 1436, per volontà del papa Eugenio IV. Il pontefice ordinò ai monaci Silvestrini di cedere ai frati domenicani la struttura religiosa.
A questo punto Cosimo de’ Medici, per la ragguardevole somma di 40.000 fiorini, si prese in carico l’onere di far ristrutturare e ampliare il convento. L’intervento si inseriva nella più ampia riqualificazione a carico dei Medici del quadrante settentrionale della città. In questo contesto, si inseriva anche l’edificazione del palazzo di famiglia. E la ristrutturazione di San Lorenzo, divenuta col tempo il luogo di sepoltura dei membri della famiglia Medici.
Come per il palazzo Medici, il progetto architettonico fu affidato a Michelozzo, scultore e architetto di gran fama. Il quale dimostrò di aver appresso la lezione di Filippo Brunelleschi che, proprio nel 1436, terminava la Cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore.
Partendo dalla precedente struttura, Michelozzo ideò un edificio estremamente funzionale e dal disegno organico e pulito. Imperniato sulle sublimi proporzioni del Chiostro di Sant’Antonino, il convento fu ampliato per far spazio alle esigenze della nuova comunità dei frati. I corpi di fabbrica intorno al chiostro vennero poi sopraelevati. E al piano primo, furono ricavate le celle segnalate dalle semplici e rigorose monofore che affacciano nel chiostro stesso.
Sempre al piano primo, si trova la splendida Biblioteca concepita come un tempio del sapere e suddivisa in tre navate da eleganti colonne.
La Chiesa e il Convento, che oggi ospita il Museo di San Marco a Firenze, vennero consacrati dal papa Eugenio IV il giorno dell’Epifania dell’anno 1443.
Beato Angelico: della decorazione del Convento di San Marco
Nell’attuale percorso di visita del Museo di San Marco a Firenze, si possono ammirare innumerevoli opere del Beato Angelico. Sia le opere su tavola, portate qui nel corso del ‘900, sia gli affreschi eseguiti direttamente sulle pareti dal frate pittore.
Qualche anno dopo l’inizio dei lavori, siamo nel 1438, si dava inizio anche alla decorazione del Convento affidata alle sapienti mani del Beato Angelico.
Il frate pittore, coadiuvato da alcuni aiutanti tra cui spicca il nome di Benozzo Gozzoli, esegue un ciclo di affreschi di grande rigore formale. La semplicità compositiva, solo apparente, si sposa con un preciso programma iconografico in cui una luce dal sapore quasi mistico la fa da padrona.
Al piano terra tra gli affreschi originari si segnalano:
- il San Domenico in adorazione del Crocifisso, posto di fronte all’accesso al Chiostro di Sant’Antonino;
- e la Crocifissione e Santi, nella Sala Capitolare, caratterizzata dalla presenza di alcuni personaggi “estranei” al fatto evangelico tra cui San Domenico.
Nell’Ospizio, che accoglie oggi i dipinti su tavola del Beato Angelico nel Museo di San Marco a Firenze, trova posto la celeberrima Pala di Annalena. Da sempre considerata la prima Sacra Conversazione di gusto tipicamente rinascimentale, a scena unica e senza la tipica tripartizione medievale.
Salendo al primo piano, tutte le celle sono affrescate con una scena che rimanda ad episodi della Vita e della Passione di Gesù Cristo. E ognuno di questi affreschi era riservato esclusivamente alla contemplazione del frate che occupava la cella stessa.
Solo tre affreschi sono esterni alle celle e si trovano nei corridoi. Tra questi, vi è anche quello che ammirava Cosimo de’ Medici. Quando si ritirava in Convento salendo la scala, prima di imboccare il corridoio che lo avrebbe portato alle sue celle “private”.
L’Annunciazione del Beato Angelico
Adesso possiamo svelare quello che da tutti è considerato il capolavoro del Museo di San Marco a Firenze.
Stiamo parlando de:
- l’Annunciazione
immagine simbolo per antonomasia dell’intera opera pittorica del Beato Angelico all’interno del Museo di San Marco a Firenze.
Posta sul muro del corridoio di fronte alla rampa delle scale, l’Annunciazione è per semplicità e impaginazione la summa dell’arte del frate pittore.
Oltre al sapiente uso della luce, il Beato Angelico dimostra – con grande rigore formale – di aver fatto propria la lezione della pittura rinascimentale. La scena è ambientata in un loggiato spazialmente definito, dove il pittore applica alla perfezione le regole della prospettiva scientifica.
Il loggiato, con i suoi capitelli ionici e corinzi, sembra richiamare il chiostro al piano terreno appena terminato da Michelozzo. Mentre la colonna centrale – con un efficace espediente compositivo – suddivide in due parti la scena. A sinistra l’Angelo annunciante dalle ali coloratissime e a destra la Vergine, seduta su uno sgabello e con una veste semplice e impeccabile.
Un affresco essenziale, definito e compiuto in tutte le sue parti divenuto esso stesso uno dei simboli dell’arte rinascimentale. Oltre che della pittura del Beato Angelico e del Museo di San Marco a Firenze.
“Beato Angelico è tra i primi pittori della sua epoca in grado di illudere il nostro occhio, che si perde in uno spazio dipinto che sembra la continuazione di quello reale. I suoi personaggi sono perfettamente inseriti nelle architetture dipinte, dove è sempre più potente il ritorno all’antico” (Costantino D’Orazio).