La Memoria degli Uffizi Recensione del libro: “La Memoria degli Uffizi” di Francesco M. Cataluccio

“Agli Uffizi ci si andava da bambini, alle domeniche. Non frequentando la nostra famiglia, nel giorno di festa, alcuna funzione religiosa, il babbo ci conduceva di mattina al rito laico dell’osservazione dei quadri, che precedeva quello pagano del primo pomeriggio alle partite di calcio della Fiorentina, nello Stadio di Campo di Marte, affollato di figure concave e convesse, progettata da Pier Luigi Nervi”.

Il rito laico dell’osservazione dei quadri. Questo è l’incipit del libro “La Memoria degli Uffizi” di Francesco M. Cataluccio.

Un libro-percorso tra i ricordi di un bambino e tra quadri che raccontano mille storie e artisti che sanno narrare quelle storie in maniera portentosa.

“La Memoria degli Uffizi” è un libro che incrocia la memoria autobiografica – dell’esperienza della bellezza vissuta sulla propria pelle fin dalla giovane età – alla descrizione dei quadri che più sono rimasti impressi negli occhi di quel bambino.

Quadri, opere e dipinti amati dall’autore che non sempre (anzi, quasi mai) corrispondono ai quadri più famosi della Galleria, quelli più fotografati da orde di visitatori. La descrizione appassionata di questi quadri “meno famosi” fatta dall’autore, permette al lettore di costruirsi un primo itinerario all’interno del libro-percorso “La Memoria degli Uffizi” di Francesco M. Cataluccio.

028d458187bf3dca81920bf04bf05d

I dipinti della memoria

Osserviamo, aiutandoci anche con le parole dell’autore, alcuni dei quadri rimasti per sempre nel suo immaginario e descritti nelle pagine del libro “La Memoria degli Uffizi”.

L’opera che più attirava noi bambini, inesperti d’arte e di vita, per la sua bellezza e, allo stesso tempo, ci faceva sentire moralmente fragili, se non inorriditi, era la Crocifissione (1390-1396 ca.) di Agnolo Gaddi (figlio, poco considerato dalla critica, del più noto Taddeo Gaddi, che, secondo la leggenda, fu il più fedele seguace di Giotto)”.

Già di per sé, la scena rappresentata da Agnolo Gaddi è sui generis. Mentre la tradizione vuole che ai piedi della croce ci fossero soltanto pochissime persone, qui la vista è occupata da una moltitudine di gente con indosso abiti dai colori sgargianti. Ma ciò che segna la memoria dell’autore è sicuramente il destino dei due ladroni crocifissi accanto a Gesù. In particolare, il destino del ladrone cattivo: “quello che ci faceva inorridire era ciò che accadeva sopra la testa del ladro bruno (Gesta, il cattivo, che sta alla sinistra di Gesù): una figura mostruosa, di pelle scura, con una lunga barba e due alucce come di vespa, si portava via un piccolo uomo nudo, tirandolo fuori dai capelli del crocifisso. Così la usa anima veniva condotta all’Inferno. Impossibile solo il pensiero di rubare dopo aver visto quella scena!”.

I quadri impressi nella mente dell’autore de “La Memoria degli Uffizi” sono legati a doppio filo al suo immaginario di bambino. E in questo immaginario si rincorrono paure, sogni e speranze.

Al contrario di Agnolo Gaddi, Piero di Cosimo è un pittore che fa della fantasia (una fantasia quasi al limite dell’onirico) la sua maggiore cifra stilistica. Il dipinto degli Uffizi noto come la Liberazione di Andromeda, con i suoi personaggi bizzarri ed estrosi, è l’emblema di questo modo di dipingere. Un’opera in cui gli aspetti ludici e fantastici si intrecciano indissolubilmente: “Piero di Cosimo (1461-1521) faceva la gioia di noi bambini, per le decine di elementi simbolici sparsi nei suoi dipinti, che ci facevano ammirare la sua maestria e fantasia”.

Ma l’aspetto biografico diventa preminente davanti a un quadro davvero poco noto ma di fondamentale importanza per l’autore de “La Memoria degli Uffizi”. Il dipinto, opera di Paolo Veronese, si intitola: Ritratto di Iseppo da Porto col figlio Adriano.

“Il conte Iseppo (Loredan) da Portogruaro e il figlio sono chiaramente in posa, ma comunicano il calore di un sentimento che pochi dipinti sono riusciti a rappresentare in modo così intenso. Quando questo dipinto è entrato a far parte del patrimonio degli Uffizi, li visitavo ormai senza il babbo. Ma, ogni volta che mi specchio in quell’immagine, mi pare di sentire una mano protettiva sulla mia spalla”.

I protagonisti degli Uffizi: Botticelli e Vasari

Ci sono una miriade di nomi, personaggi, autori e artisti legati alla storia della Galleria e citati nel libro la “La Memoria degli Uffizi”. Dai membri della famiglia Medici, che con il loro mecenatismo hanno permesso tutto ciò, ai grandi geni del Rinascimento come Leonardo, Michelangelo e Raffaello.

Ma tra gli artisti, per quantità e storia, primeggia Sandro Botticelli: “come rappresentante emblematico della cultura medicea al suo apice, può essere considerato l’artista principale della Galleria degli Uffizi. Fu uno dei pittori più amati dai Medici, e a lui è dedicata la sala più bella e grande (…)”.

La Nascita di Venere di Botticelli è stata un’autentica folgorazione per l’autore de “La Memoria degli Uffizi” che, per la prima volta nella sua vita, si trovava di fronte a una donna nuda. Quella donna era Simonetta Vespucci, incarnazione stessa della bellezza e morta giovanissima a soli 23 anni, fonte di ispirazione per intere schiere di artisti del Rinascimento come dimostrano i quadri di Botticelli e di Piero di Cosimo ma anche i sonetti e le opere letterarie di Lorenzo il Magnifico e Angelo Poliziano.

L’altro grande protagonista degli Uffizi è l’architetto che ha ideato questa macchina prodigiosa: Giorgio Vasari. Vasari, oltre agli Uffizi che inizialmente erano nati per un altro scopo e solo in un secondo momento furono convertiti in museo, fu anche l’autore del cosiddetto “Corridoio Vasariano”. Un formidabile passaggio sopraelevato, realizzato nel 1565, per mettere in comunicazione diretta Palazzo Vecchio e gli Uffizi con Palazzo Pitti, posto sull’altra sponda dell’Arno.

“(…) il passaggio del Corridoio Vasariano, sul finire della Seconda guerra mondiale, era l’unico punto di attraversamento nord-sud della città: i tedeschi avevano fatto saltare tutti i ponti sull’Arno escluso il Ponte Vecchio, pare per volere di Hitler, memore della sua visita a Firenze del 9 maggio del 1938, quando percorse il Corridoio con Mussolini (…)”.

I dipinti, le storie e i protagonisti narrati dall’autore ne “La Memoria degli Uffizi” partono dalla Galleria degli Uffizi e, tramite il Corridoio Vasariano, si estendono alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti e all’intera città di Firenze: “Gli Uffizi mi tengono legato a Firenze e mi sollecitano continuamente a tornarci, anche solo con la memoria. Questa Galleria è un risarcimento estetico nella sovente brutta precarietà del mondo: ti fa sentire con i piedi saldi nella Bellezza e nella Storia. E, nello stesso tempo, ti immerge in una vita immaginaria”.

“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità.”
Pablo Picasso

Tra pochi minuti riceverai la mail con la Guida ai Siti Unesco d’Italia

Ps. Se non la trovi ricordati di controllare nella cartella Spam

Scarica la guida completa ai siti unesco d'italia