Le OPERE di CARAVAGGIO a ROMA: parte seconda Il ciclo di San Matteo nella Cappella Contarelli

Pur venendovi a vederla Federico Zucchero, mentre io ero presente, disse: Che rumore è questo? E guardando il tutto diligentemente, soggiunse: Io non ci vedo altro, che il pensiero di Giorgione nella tavola del Santo, quando Christo il chiamò all’Apostolato; e sogghignando, e meravigliandosi di tanto rumore, voltò le spalle, e andossene con Dio

Dopo aver assistito ad alcuni dei misfatti compiuti dal pittore maledetto, continua il nostro viaggio alla scoperta delle:

  • opere di Caravaggio a Roma.

Oggi andremo ad ammirare il fantasmagorico ciclo di pitture che Michelangelo Merisi realizzò nella cappella Contarelli della chiesa di San Luigi dei Francesi:

  • la Vocazione di San Matteo,
  • il Martirio di San Matteo
  • e San Matteo e l’angelo.

Opere “gratuite” come molte delle opere di Caravaggio a Roma. Capolavori che hanno un comune denominatore: quello di essere esposti ancora oggi nelle chiese di un particolare rione della Roma pontificia del tempo.

Il nostro percorso tra i vicoli sordidi e pericolosi di Campo Marzio non finisce qui.

Le opere di Caravaggio a Roma: tra pubblico e critica

Roma, anno santo 1600.

Dal sagrato della chiesa nazionale dei Francesi, le voci corrono veloci di bocca in bocca. Lo stupore e l’ammirazione si propagano come un fiume in piena che dalle stradine di Campo Marzio si allarga a tutta la città eterna.

Quando viene calato il sipario, le due nuove opere di Caravaggio a Roma rivelano qualcosa di mai visto prima. Penombre inquietanti. Fasci di luce rivelatori. Volti, corpi e scenografie della vita dell’epoca catapultati direttamente all’interno delle scene sacre.

Il popolo è totalmente in estasi di fronte a tutto ciò. Si riconosce nel Gesù/uomo, non più idealizzato ma corpo e sangue come noi. Per non parlare di San Matteo, incredulo e barbuto colto con le mani nella marmellata.

Il baccano suscitato in città per le due tele del Merisi giunge alle orecchie di Federico Zuccari. Il principe dell’Accademia di San Luca, infastidito da tanto clamore scende in strada e si incammina verso la Cappella Contarelli. Vuole vedere con i propri occhi le due nuove opere di Caravaggio a Roma.

Zuccari si fa spazio spintonando tra la folla assiepata ad ammirare estasiata le due tele raffiguranti la Vocazione e il Martirio di San Matteo.

Ma quando arriva al cospetto delle tele, l’accademico rimane sbalordito in negativo quasi offeso dal crudo realismo che vede in quei quadri.

Come riporta Giovanni Baglione, Zuccari liquida con sprezzo le tele del Caravaggio comparandole sbrigativamente al naturalismo di Giorgione – il grande pittore veneziano.

Federico Zuccari, voltando velocemente le spalle ai quadri, ancora non sa che da queste due opere di Caravaggio a Roma partirà quel maremoto che si abbatterà come una furia sulla stanca pittura tardomanierista dell’epoca.

La cappella Contarelli: la gloria alle porte

Gli anni degli stenti sono passati. Caravaggio, dalla fine dell’anno 1595, alloggia a Palazzo Madama protetto dal Cardinale Francesco Maria del Monte.

È proprio l’alto prelato a fargli ottenere nel 1599 la prima e fondamentale “commissione pubblica” che dà il via al ciclo delle opere di Caravaggio a Roma.

Tre tele, raffiguranti scene tratte dalla vita di San Matteo, che adornano una delle cappelle della chiesa di San Luigi dei Francesi, a pochi passi da Palazzo Madama.

Il cardinale Mathieu Cointerel (italianizzato in Matteo Contarelli) acquista nel lontano 1565 una cappella nella chiesa nazionale dei francesi a Roma. Il religioso, che muore nel 1585, detta il programma iconografico della cappella che è incentrato sulla vita dell’evangelista Matteo.

Il cardinale francese si richiama direttamente all’apostolo non solo per il nome ma soprattutto per il rapporto con i denari.

Infatti, se l’evangelista prima della vocazione è un pubblicano, cioè un esattore delle imposte, Contarelli fu per tanti anni datario apostolico del papa Gregorio XIII. In pratica il Ministro del Tesoro papale, per il quale sono storicamente accertati i casi di corruzione in cui rimase invischiato.

Nei primi anni ’90 del ‘500, gli esecutori del testamento del Contarelli incaricano il Cavalier d’Arpino di dipingere le scene per la cappella. Ma il pittore tardo-manierista, dopo aver affrescato la volta, non riesce a portare a termine il programma della vita di San Matteo.

La congregazione della chiesa fa pressione sugli esecutori per portare a termine la cappella per l’anno santo del 1600.

E qui entra in scena il cardinal Del Monte che assicura la commissione al Merisi, suo protetto. E così le chiese della città eterna iniziano ad arricchirsi delle tenebrose opere di Caravaggio a Roma.

La Vocazione di San Matteo

Posta sul lato sinistro della cappella, è senza dubbio la tela più famosa del ciclo nonché uno dei massimi capolavori tra le opere di Caravaggio a Roma:

  • la Vocazione di San Matteo.

Il cardinale Contarelli aveva descritto in maniera minuziosa le storie da rappresentare nei dipinti. Per questa opera voleva che la scena si fosse svolta in:

“…un salone ad uso di gabella con diverse robbe che convengono a tal officio con un banco come usano i gabellieri con libri, et denari…”.

La tela è dominata dalle ombre e dai toni scuri.

Sul lato sinistro la presenza di un tavolaccio a cui siedono, abbigliati con vestiti “moderni”, degli uomini intenti a contare i denari. Tra questi è presente anche il pubblicano Matteo.

Sul lato destro, vestiti con abiti del loro tempo, si stagliano nella penombra le maestose figure di San Pietro e Gesù. Il Messia alza la mano con gesto plateale e chiama a sé l’esattore delle imposte.

opere di caravaggio a roma
"Vocazione di San Matteo"#google images

Tra citazioni, luce e misteri

Al cospetto di questa opera sublime, realizzata tra il 1599 e il 1600, sembra di rivedere qualcosa di già noto. Osservando attentamente la mano levata del Cristo, la mente corre subito ad una delle raffigurazioni più note della storia dell’arte: la Creazione di Adamo di Michelangelo Buonarroti sulla volta della Cappella Sistina.

Un’opera che il pittore maledetto avrà sicuramente visto più volte, amandola a tal punto da “citarla” in uno dei quadri più importanti tra le opere di Caravaggio a Roma.

Oltre alla mano di Cristo – la vera protagonista del quadro è la luce.

Nel buio e nella penombra della scena come in molte delle opere di Caravaggio a Roma, la luce radente piove da sopra il capo di Gesù. Probabilmente da una porta lasciata aperta, e in maniera simbolica va a colpire Matteo investito dalla rivelazione divina.

La luce rivelatrice non dipana però i dubbi su alcuni aspetti della composizione.

La scena è ambientata effettivamente all’interno di un salone oppure nel mezzo di una strada a ridosso del massiccio muro di un edificio?

E ancora, chi è davvero San Matteo? Il personaggio investito dalla luce e con il dito alzato sta indicando se stesso oppure gli uomini alla sua destra? Uomini che, alle prese con i soldi, sembrano non accorgersi nemmeno di quello che sta succedendo lì a pochi passi da loro.

Interrogativi che forse non verranno mai risolti ma che lasciano un ulteriore alone di mistero sulle opere di Caravaggio a Roma.

Il Martirio di San Matteo

Negli stessi anni sul lato destro della cappella, Caravaggio descrive una scena molto più concitata e con la presenza di numerosi personaggi:

  • il Martirio di San Matteo.

Fulcro del dipinto è il giustiziere dell’evangelista. Colpito dalla luce che si irradia dalla sinistra del quadro, è colto nell’attimo in cui sta per sferrare il colpo mortale al santo già disteso per terra.

Lo sviluppo concentrico della composizione è chiuso dal bambino che, alla destra del santo, si volta per scappare terrorizzato. Mentre l’angelo, in alto su una nuvola, porge a Matteo la palma del martirio.

In ombra, nella parte bassa e in quella sinistra del quadro, alcuni uomini assistono increduli alla scena cruenta.

Al termine della fila di sinistra, sporge la testa di un uomo barbuto con il capo inclinato e con lo sguardo mosso forse alla pietà. In quel volto Caravaggio ritrae se stesso.

opere di caravaggio a roma
"Martirio di San Matteo"#google images

San Matteo e l’angelo: prima versione

La pala d’altare della cappella raffigurante:

  • San Matteo e l’angelo

fu eseguita qualche anno più tardi e più precisamente nel 1602.

Con questa quadro veniva portato a termine il ciclo ideato dal cardinale Contarelli, mirabilmente reinterpretato dal Caravaggio con il suo forte realismo pittorico.

All’inaugurazione della cappella nel 1600, le opere di Caravaggio a Roma già esposte avevano accesso gli animi dell’opinione pubblica.

Per il quadro in questione, fu direttamente la congregazione della chiesa di San Luigi a rifiutare la pala d’altare.

Nella prima versione, il Merisi ritrae San Matteo come un rozzo popolano – assimilandolo ad un analfabeta che si lascia guidare direttamente la mano mentre redige le sacre scritture.

Non pago di questa rappresentazione, Caravaggio mostra in primo piano i piedi dell’evangelista – tema scottante che ritornerà in altri quadri del pittore lombardo. Per tale motivo, i religiosi furono costretti a toglier via il quadro dalla chiesa perché: “quella figura non aveva decoro né aspetto di Santo, stando a sedere con le gambe incavalcate e co’ i piedi rozzamente esposti al popolo”.

San Matteo e l'angelo
"San Matteo e l'Angelo" prima versione #google images

Questa prima versione del soggetto sacro fu poi acquistata da uno dei protettori di Caravaggio, il banchiere Giustiniani. L’opera è andata distrutta per sempre durante il bombardamento del 1945 della città di Berlino, il luogo in cui si conservava dopo aver attraversato svariate vicissitudini.

Ma per nostra fortuna tantissimi sono i quadri mirabilmente conservati nell’itinerario delle opere di Caravaggio a Roma.

San Matteo e l’angelo: seconda versione

La seconda versione del quadro può essere ammirata ancora oggi sull’altare principale della cappella.

Il soggetto rimane lo stesso ma questa volta San Matteo colloquia e ragiona con l’angelo mentre l’evangelista compila di suo pugno il vangelo. Da notare – come emblema del forte realismo di Caravaggio – il dettaglio del ginocchio del sinistro del santo che poggia su uno sgabello posto in bilico sul piano rialzato in cui si svolge la scena pittorica.

Il debutto pubblico delle opere di Caravaggio a Roma è una summa dello stile e del temperamento del pittore lombardo. Nelle tre tele del ciclo di San Matteo troviamo condensato il suo deciso stile pittorico con i forti contrasti chiaroscurali, la luce radente, il marcato realismo, le scene cruente con popolani e malfattori.

Ma dietro lo stile c’è l’uomo Caravaggio con il suo carattere ombroso e saturnino.

Il Merisi faceva scandalo sempre e comunque sia per le strade di Campo Marzio che nel sacro delle cappelle religiose. Proprio per tali motivi, spesso e volentieri, le sue opere furono rifiutate dai committenti religiosi.

La vita violenta di Caravaggio tra i vicoli del rione Campo Marzio è costellata di risse ed episodi criminali. E in questo crescendo di violenze, il pittore è comunque un artista prolifico ed ha tempo e modo di eseguire una miriade di capolavori che rientrano come tali nel novero della storia dell’arte.

Ancora oggi, alcune delle opere di Caravaggio a Roma sono conservate nei luoghi sacri per i quali erano state eseguite.

Quasi si nascondono nella luce rarefatta delle cappelle di alcune delle principali chiese del rione Campo Marzio, le cui strade nel buio della notte erano lo scenario degli istinti più bassi del popolo romano.

“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità.”
Pablo Picasso

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