Anche se le guide sono spesso insolite, i percorsi contenuti nel libricino “Napoli a piedi. Guida insolita alla città” somigliano sul serio ad una sorta di esperimento di trekking urbano.
E quale città poteva essere il set ideale di queste arrampicate cittadine se non Napoli, una città che da sempre ha dovuto fare i conti con dislivelli, salti di quota ed una orografia decisamente movimentata.
Una città in dialettica continua tra il “sopra” e il “sotto”, tra la parte alta e quella bassa, tra la collina ed il mare.

Napoli a Piedi: elogio dell’inerpicarsi
Francesco Paolo Busco è l’autore di “Napoli a piedi”, summa delle ripide camminate nella città partenopea.
E l’autore, sin dalla premessa, chiarisce l’intento ultimo del libro: abbandonare l’auto o lo scooter e provare a calpestare questi antichi percorsi pedonali, fatti di basalto e delimitati dai muri di tufo.
Percorsi che tagliano come dei profondi alvei il compatto tessuto urbano della città e che hanno un minimo comun denominatore: il fatto di essere delle scale.
Scale, scalinate, rampe, scaloni e gradoni!
Variano a secondo della pendenza da affrontare.
Camminamenti che si adattano ai dislivelli napoletani e che da tempo immemore, nel ritmo lento e umano proprio del camminare, servono a connettere il sopra ed il sotto della città.
“Poi tornando ci viene in mente che a poco a poco, a furia di camminare, cercando scale dentro la città, strade dritte e scorciatoie, si sta creando nella nostra testa un reticolo di percorsi, di possibilità: una specie di geografia nuova che esiste solo per chi è disposto a camminare piano”.
Interessante il fatto che l’autore di “Napoli a piedi” cronometra i percorsi per “scendere” dal Vomero – la parte alta della città – fino al centro storico.
E spesso le tempistiche sono contenute in un arco temporale che varia tra i 20/25 minuti o anche meno.
Pensandoci bene, il tempo di prendere la macchina fare qualche chilometro nel traffico e cercare parcheggio forse richiede attese superiori oltre a privare i sensi del piacere del paesaggio urbano, naturale e umano.
Lo scrittore di “Napoli a piedi” ha ben chiaro nella mente questo connubio tra il camminare e tempistiche sicuramente meno stressanti: “Altri pochi gradini e siamo già (ore 11.20) a Montesanto. Venticinque minuti dal Vomero al Centro storico: forse questa è ancora una città per gli uomini molto più che per le automobili”.
10 percorsi per 10 scalinate
Vediamo sinteticamente tutti e dieci i percorsi affrontati in “Napoli a piedi” con i tempi cronometrati dall’autore:
- Dal Vomero al centro storico: da San Martino a Montesanto in 25 minuti
- Le scale di Calata San Francesco: dal Vomero a via Caracciolo in 23 minuti
- Salita Cacciottoli: 19 minuti (e un budello oscuro) dal Vomero a piazzetta Olivella
- Gradini del Petraio: da Sant’Elmo a Castel dell’Ovo in 25 minuti
- Da via Cupa Vecchia (piazza Leonardo) a Montesanto in 18 minuti
- Il Moiariello (in salita): da via Foria a Capodimonte in 25 minuti
- Salita Villanova: 16 minuti da via Manzoni a piazza San Luigi e fino al mare
- Gradini Cinesi e i gradoni di Capodimonte: in 20 minuti da Porta Grande a via Foria
- Vico Paradisiello: da via Foria a salire (fino a un cancello chiuso)
- Dal bosco di Capodimonte al mare della Gaiola. Il nostro “abbraccio” alla città
Si capisce come in “Napoli a piedi” vengono affrontati tutti i tipi di rampe presenti nella città.
Ma lo spirito con cui l’autore affronta le scale napoletane è sempre identico: meraviglia negli occhi e gioia nei piedi che calpestano con naturalezza quegli antichi gradoni.
Tipi differenti di scale per la stessa città
Nelle scale tra le pagine di “Napoli a piedi” c’è la maestosa Pedementina di San Martino, realizzata per trasportare in cima i materiali necessari alla costruzione della Certosa di San Martino. La Pedementina è affrontata in combinata con la Scalinata di Montesanto, a doppia rampa e ricca di decori ed ornamenti.
Dai nobili scaloni appena menzionati passiamo alla tetra Salita Cacciottoli: un taglio stretto e profondo nella roccia tufacea. Forse il percorso più vero ed autentico tra quelli affrontati ma lasciato all’incuria totale ed abbandonato a se stesso.
I Gradini del Petraio, invece, con qualche aggiustamento di percorso mettono in comunicazione diretta Castel Sant’Elmo – il castello in collina – con Castel dell’Ovo, quello a mare.
C’è poi Via Cupa Vecchia, che con un percorso decisamente più angusto scende quasi parallela all’ariosa Pedementina e alla nobile Scalinata di Montesanto.
Con i Gradini Cinesi ci spostiamo dal Vomero a Capodimonte, mentre la Salita Moiariello è un percorso ampio e soleggiato quasi da strada di campagna.
A Posillipo il percorso gradonato è quello di Salita Villanova che porta quasi dentro al mare.
Il Vico Paradisiello invece non ha sbocchi, si arriva in cima e ci si ferma a contemplare: “In fondo più sopra del Paradiso dove altro volete andare?”
L’ultimo percorso è un vero tour pedonale nella città da Capodimonte al mare della Gaiola. E con questo itinerario lungo l’autore di “Napoli a piedi” ci saluta con l’augurio di solcare le antiche scalinate di Napoli.
“Stamattina eravamo in alto, circa quattro ore fa, dentro un parco verde della casa del Re, da un capo della nostra città. Ora siamo in basso, vicino al blu, dall’altro lato esatto in una villa imperiale. Sulla cartina non si può mai sapere davvero quanto sia grande Napoli, per capirlo veramente secondo noi bisogna andarci e abbracciarla a piedi”.