I Codici di Leonardo da Vinci: parte prima Una spy-story d’altri tempi

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La vicenda dei codici di Leonardo è complessa, intricata, affascinante, come la trama di una “spy-story”; con personaggi diversi, e spesso eccellenti, che si muovono sulla scacchiera delle grandi città d’Europa per contendersi con la “forza dell’oro”, ma talvolta anche con l’astuzia e il furto, il loro prezioso contenuto

Con il nuovo articolo di The Arteller ci tuffiamo nel misterioso mondo dei:

  • Codici di Leonardo da Vinci.

Una storia affascinante che parte dalla morte di Leonardo da Vinci nel 1519 e attraversa in lungo e in largo la storia europea e mondiale. Tramite un avvicendarsi di colpi di scena, ritrovamenti inaspettati, furti, intrighi, trattative sottobanco e vendite al mercato nero.

Una sorta di romanzo di spionaggio che si svolge nelle maggiori città europee e in cui entrano in gioco personaggi influenti. Pronti a tutto pur di accaparrarsi gli ambiti e preziosi codici di Leonardo da Vinci.

Ma quali misteri insondabili sono nascosti tra le pagine dei codici di Leonardo da Vinci per smuovere nobili, generali e cardinali di mezza Europa? Quali arcani si celano tra le pieghe dei manoscritti del grande artista rinascimentale?

Per scoprilo, come sempre, avvolgiamo il nastro all’indietro e ci catapultiamo nella Parigi di metà ‘800.

I codici di Leonardo da Vinci: storia di un impostore

Parigi, anni ’40 del XIX secolo.

Un uomo distinto, sguardo severo e accigliato si aggira indisturbato nei grandi saloni in penombra dell’Institut de France. Malgrado l’aria inspiegabilmente circospetta, in realtà l’uomo può muoversi liberamente negli spazi dell’istituzione perché è stato insignito di un compito molto importante. È il segretario della commissione per la catalogazione dei manoscritti presenti nelle biblioteche e negli archivi francesi.

Vediamolo all’azione il nostro illustre segretario allora. Lo spiamo nascosti dietro i grandi scaffali dei saloni parigini, pieni zeppi di libri antichi e preziosi. Così a prima vista ci sembra un po’ strano il metodo “scientifico” da lui adottato. Prima di tutto è da solo, poi si muove nella penombra con cautela e una prudenza forse eccessiva. Apre un grande codice e tra le sue pagine inserisce dei semplici fili. Poi chiude il codice, ne apre un altro e prosegue con questo strano metodo.

Evidentemente c’è qualcosa che non torna. Cosa sta facendo realmente? Quali sono i manoscritti che catturano maggiormente la sua attenzione? E chi è questa strana figura di studioso?

Il segretario si chiama Guglielmo Libri (e nel cognome sembra già tracciato tutto il suo destino). L’uomo è italiano ma aveva ottenuto poi la cittadinanza francese ricoprendo numerosi e prestigiosi incarichi nel mondo accademico parigino. Era un importante matematico del tempo e anche uno storico della scienza. E proprio nell’ambito degli studi storici aveva sviluppato una passione (insana?) per i libri, specie per quelli rari e antichi.

Da Guglielmo Libri a Napoleone

Ora iniziamo a capire qualcosa in più. Capiamo che l’attenzione di Guglielmo Libri è rivolta quasi esclusivamente ai preziosi codici di Leonardo da Vinci conservati all’interno dell’Institut de France.

E quei fili inseriti tra le pagine, innocui solo da lontano, in realtà sono imbevuti di acido muriatico. Dopo qualche tempo, l’acido avrebbe fatto effetto tagliando “automaticamente” le pagine selezionate. E in un secondo momento, il matematico sarebbe poi passato a ritirare i fogli da lui selezionati che avrebbero arricchito la sua consistente collezione privata.

Nel caso dei codici di Leonardo da Vinci, Guglielmo Libri farà un salto di qualità nella sua azione di trafugatore di antichi manoscritti. Infatti, l’impostore si ingegna per ricomporre in nuovi codici i fogli sottratti a Parigi vendendoli poi profumatamente all’inglese Lord Ashburnham.

In qualche modo, i fogli rubati da Guglielmo Libri dopo un po’ di tempo furono riportati di nuovo a Parigi. Ma va detto, ad onor del vero, che già la presenza nella capitale francese di alcuni dei codici di Leonardo da Vinci non era propriamente ortodossa.

Corre l’anno 1795 quando Napoleone prende possesso dei codici di Leonardo da Vinci conservati presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, facendoli trasferire in Francia. Dopo il Congresso di Vienna del 1815, il Codice Atlantico fa ritorno all’Ambrosiana di Milano. Gli altri volumi invece – quelli su cui operò Guglielmo Libri per intenderci – rimasero per sempre a Parigi. E ancora oggi questi codici di Leonardo da Vinci sono noti come “manoscritti di Francia”.

I manoscritti di Francia

I codici di Leonardo da Vinci detti manoscritti di Francia sono costituti da una serie di 12 volumetti contrassegnati dalle lettere A, B, C, D, E, F, G, H, I, K, L e M. Questa catalogazione venne assegnata qualche anno dopo il loro trasloco in Francia ed è tutt’ora in voga per distinguerli. Come anticipato, i manoscritti vennero portati a Parigi da Napoleone e furono oggetto più tardi delle attenzioni morbose di Guglielmo Libri.

La particolarità dei manoscritti di Francia è quella di essere praticamente dei taccuini tascabili. Taccuini su cui Leonardo appuntava di tutto con la sua caratteristica scrittura che andava da destra a sinistra. I taccuini più ordinati sono stati redatti quasi sicuramente in studio, da essi traspare una certa sistemazione nella trascrizione degli appunti. Mentre i taccuini compilati sul campo – decisamente più disordinati ma forse proprio per questo ancora più affascinanti – venivano usati dall’artista toscano in ogni situazione. Sia per fissare sulla carta le sue continue osservazioni della natura che idee improvvise con schizzi rapidi e concisi ma sempre altamente poetici.

Nei manoscritti di Francia, si trovano condensati i mille e più interessi di Leonardo. Pittura, fisica, architettura e ingegneria militare. Studi di idraulica, di ottica e di fisica meccanica. Studi di geometria, botanica e annotazioni sulla grammatica latina. In un arco cronologico che copre molti anni della vita di Leonardo, al servizio del Moro a Milano e nel suo peregrinare tra le corti italiane dopo la conquista di Milano da parte dei francesi.

C’è un altro tema che ritorna sovente nei manoscritti di Francia: il volo degli uccelli. Quasi un’ossessione quella di Leonardo per capire la struttura degli uccelli e per adattare la tecnica dei volatili a una fantasmagorica macchina volante per l’uomo. Al Manoscritto B era allegato un codice nel codice dedicato esclusivamente al volo degli uccelli, anche questo portato via poi da Guglielmo Libri.

I codici di Leonardo da Vinci: tra ricerca “scientifica” e vita quotidiana

Mettendo da parte la narrazione da romanzo giallo, i codici di Leonardo da Vinci sono dei documenti straordinari. Sia per il contenuto di altissimo valore storico che per le descrizioni fresche e immediate. Un coacervo di scritti sulle materie più disparate, corredati da disegni iconici e di rara bellezza. Quei disegni potenti e a tratti terrificanti che abbiamo già avuto modo di ammirare nel caso del disegno n. 8P conservato agli Uffizi di Firenze.

I codici di Leonardo da Vinci sono lo specchio fedele di una mente fervida, creatrice e instancabile come poteva essere quella del grande artista fiorentino. Figlio del suo tempo e immerso fino al midollo in quel fervore culturale, artistico e sociale che noi conosciamo con il nome di Rinascimento.

Ma allo stesso tempo nei codici di Leonardo da Vinci possiamo trovare anche momenti della vita quotidiana del grande artista. Situazioni normali che ci fanno sentire ancora più vicino il grande genio toscano.

Accanto alla descrizione fantasmagorica della macchina volante, del carro armato o del moto perpetuo, non mancano appunti quotidiani o passaggi cruciali della sua vita.

Come quando descrive la misurazione della cosiddetta “Vigna di Leonardo” nel Manoscritto I conservato all’Institut de France. Si tratta della concessione di un terreno fattagli da Ludovico il Moro presso la chiesa delle Grazie. Malgrado si tratti di un regalo, Leonardo non esita a calcolare al millimetro la superficie del terreno concessagli in dono dal Duca di Milano.

O come quando descrive – con un distacco quasi telegrafico – la morte del padre all’interno del Codice Arundel del British Museum di Londra. Quel ser Piero “notaro” che non lo aveva mai riconosciuto ufficialmente. E che aveva anteposto a Leonardo sempre altro: prima il lavoro, poi le mogli e infine i figli legittimi. Ma curandosi sempre poco di Leonardo stesso.

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“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità.”
Pablo Picasso

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