In “Vicoli vicoli. Palermo, guida intima ai monumenti umani” c’è una sovrapposizione infinita di suggestioni, di atmosfere quasi irreali, di personaggi dai tratti mitici, dell’urbanistica contorta del vicolo e della bellezza abbagliante dei grandi monumenti, del degrado estremo e dello splendore massimo.
Scenari caleidoscopici, un’umanità energica e vitale, contraddizioni dolci e stridenti vivono e prendono forma nei quartieri di Palermo che l’autrice di “Vicoli vicoli” descrive in prima persona.
“I racconti che seguono non sono altro che percorsi possibili dove alle suggestioni si dà lo stesso spazio delle informazioni e dove niente è mai esattamente come sembra…”.

9 percorsi in “Vicoli vicoli”
Vediamo i nove percorsi affrontati da Alli Traina in “Vicoli vicoli”, nelle sue camminate tra i quartieri di Palermo:
- Vucciria
- Olivella
- Ballarò
- Il nuovo centro
- Il rione degli “spersi” e i dintorni
- Piazza Marina
- Kalsa
- L’antico quartiere ebraico
- Capo
Anche tra le zone scelte c’è una commistione di percorsi diversi. La voce unica, quella della ricerca della Palermo più vera che si perde nei secoli, viene declinata con una sensibilità diversa per ciascuno dei quartieri descritti in “Vicoli vicoli”.
Ogni vicolo e ogni strada sembra essere una Palermo in miniatura, che condensa in pochi metri quadrati tutta la bellezza e il degrado della città.
“Per questo ogni capitolo di questo libro ha una voce e uno stile diverso, perché diversa è l’atmosfera che si respira: non a caso a Palermo non si dice semplicemente sono un palermitano, ma sono un palermitano ru Capo o sono un palermitano ra Vucciria”.
Quartieri quartieri
Nei quartieri palermitani tra le pagine di “Vicoli vicoli” c’è la Vucciria, con il suo mercato storico reso immortale dal mitico quadro dipinto da Renato Guttuso, La Vucciria.
C’è l’Olivella, dove si vive perennemente in piazza in un mondo che sembra lontano anni luce dalla “Palermo bene”, che ha il suo centro nel Teatro Massimo e che invece si trova a non più di qualche metro da questi vicoli stretti e vocianti.
C’è Ballarò, dove i celebri monumenti lasciano il posto di continuo alle bancarelle del mercato e ai vicoli, a tratti impenetrabili, che hanno dato i natali ad un personaggio leggendario come il Conte di Cagliostro.
C’è via Libertà, emblema dello stile liberty, sbocciato in città con vigore, e della Belle Époque siciliana. Una via poi quasi distrutta dai colpi della speculazione edilizia, ma in cui aleggiano ancora le storie e gli scandali di alcuni personaggi da copertina.
L’autrice di “Vicoli vicoli” ci conduce poi nel rione degli “spersi” e nella suggestiva piazza Marina, per passare poi nella Kalsa dove ci sembra di poter respirare ancora l’atmosfera araba di mille anni fa.
C’è il quartiere ebraico, dove il miscuglio di razze si sperimenta già da secoli: “Mentre nel mondo il melting pot è un fenomeno moderno, a Palermo è storia”.
Il libro “Vicoli vicoli” si conclude con il Capo: “Un quartiere (…) che non ha mai ospitato la nobiltà né la borghesia, che è sempre stato popolare, povero, colorato, chiassoso e sfrontato”.
Vicoli e arte
Nella continua stratificazione di registri della Palermo di “Vicoli vicoli”, uno spazio considerevole è dedicato all’arte, senza distinzione gerarchica tra “maggiore” e “minore”.
E così scopriamo che nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi è sepolta la pittrice Sofonisba Anguissola, artista donna tra le più famose della storia dell’arte. Durante la sua lunghissima vita dimorò per lunghi periodi a Palermo, morendo ultranovantenne proprio nella città siciliana dove è ancora presente il suo sepolcro.
A metà tra leggenda ed evento soprannaturale è la storia del quadro noto come Madonna dello Spasimo di Raffaello. Destinato alla chiesa di Santa Maria dello Spasimo, giunse a Palermo salvandosi miracolosamente, mentre la barca su cui veniva trasportato affondava. Qualche decennio dopo la tela venne regalata al re spagnolo, ma c’è chi dice che sia ancora in Sicilia, a Caltanissetta per la precisione.
Ancora in “Vicoli vicoli”, tra le stradine impenetrabili della Kalsa, si cela lo scrigno di Palazzo Abatellis, sede della Galleria Regionale della Sicilia. Nelle stanze di questo museo si gode della presenza di due autentici capolavori: l’Annunciata di Antonello da Messina e il misterioso Trionfo della Morte, dipinto di autore ignoto e sorta di Guernica ante litteram.
L’arte dei vicoli
Ma l’anima profonda della Palermo di “Vicoli vicoli” non si trova solo nei suoi monumenti eccezionali e nelle opere d’arte dal valore infinito.
L’anima profonda di Palermo è in realtà costituita da infiniti elementi: “Palermo non ha una sola anima. Ne ha tante. Una per ogni quartiere storico, e anche di più. Tanti cuori pulsanti nascosti tra vicoli e chiesette, all’interno di piazze e mercati, battono ognuno a un ritmo diverso”.
E le mille anime della città, si trovano nelle sue stradine strette, nei palazzi fatiscenti e sventrati ancora dai bombardamenti della guerra, nelle abbanniate dei mercanti de la Vucciria e di Ballarò, nelle stigghiola fumanti nelle piazze, negli artisti e negli artigiani che con atti quasi anarchici tentano in tutti i modi di far sopravvivere il caleidoscopio infinito di luci e ombre di cui è fatta questa città, al limite tra il sogno e la realtà.
“La storia di tutto il quartiere non si trova tanto nei monumenti, quanto nei suoi vicoli stretti e nei suoi angoli oscuri, sta scritta nelle pietre e negli anfratti, tra le bancarelle del mercato e le palazzine più nascoste”.