Caravaggio a Malta La Decollazione del Battista

Per liberarsi si espose a gravissimo pericolo, ed iscavalcata di notte la prigione fuggì sconosciuto in Sicilia, così presto che non poté essere raggiunto

Con il soggiorno di Caravaggio a Malta, ci spingiamo nel cuore del Mediterraneo per seguire da vicino un altro tassello della mitica epopea del pittore maledetto.

Caravaggio ha ucciso un uomo: abbandona Roma in fretta e furia. E inizia una fuga rocambolesca e avventurosa che lo porterà in varie città del sud Italia, sempre braccato e sempre in pericolo costante. Il pittore lombardo arriverà fino a Malta, per poi tornare indietro nella speranza di rientrare a Roma: speranza che si dimostrerà assolutamente vana.

Umiliato, fuggiasco, con una sentenza capitale che gli pende sulla testa – l’artista sembra spingersi sempre più a sud alla ricerca di una redenzione che non giungerà mai. Ma il Merisi non era solo sangue e collera. Era anche un attento e freddo calcolatore all’occorrenza.

E la sosta di Caravaggio a Malta rientra in un disegno più ampio da lui architettato per l’agognato ritorno a Roma.

Ma perché proprio Malta? Cosa spinse il Merisi fino a questa isola rocciosa nel mezzo del Mediterraneo? Tra poco scopriremo insieme tutti i segreti del passaggio di Caravaggio a Malta. Per giungere, alla fine dell’articolo, ad ammirare la grandiosa e terribile pala d’altare che il pittore maledetto lasciò qui per sempre.

Caravaggio a Malta: fuga per la libertà

La Valletta, isola di Malta. 28 agosto dell’anno 1608.

L’oscurità è profonda. Un abisso di buio occulta la vista, la mente e l’anima del carcerato. Una prigione con pareti alte oltre tre metri e con una unica via di uscita: la botola posta alla sommità di questo angusto e tenebroso antro carcerario.

Caravaggio viene condotto nel carcere di Forte Sant’Elmo il giorno prima del 29 agosto. Una beffa atroce per il nuovo Apelle, così come lo aveva definito solo qualche tempo prima il Gran Maestro dell’Ordine di Malta. Già, perché il 29 agosto ricorreva una delle celebrazioni legate al culto di San Giovanni Battista. E proprio quel giorno, il Gran Maestro avrebbe svelato la sensazionale pala d’altare realizzata da Caravaggio per l’oratorio della cattedrale.

Pochi attimi avevano sconvolto il soggiorno di Caravaggio a Malta. In men che non si dica, il pittore era passato dalla gloria e gli onori all’antro buio e umido di Forte San’Elmo.

Ma l’artista non si perse d’animo. Considerando che nessuno era mai fuggito dal forte e men che meno da quella prigione, la sola idea di una fuga rasentava la follia. Ma Caravaggio, lo sappiamo, non era certo uomo pavido.

Solo un’impresa sovraumana poteva permettergli di arrampicarsi sulle mura della cella nella roccia. Aprire una botola ben serrata. Scalare le imponenti mura del forte e poi discendere le altissime rocce a strapiombo sul mare. Da qui, nuotare per centinaia di metri nel mare aperto. Raggiungere una piccola barca e fuggire dai sorvegliatissimi porti de La Valletta.

Non sappiamo come e soprattutto grazie a chi ma Caravaggio riuscì a compiere questa impresa titanica. Il pittore venne dichiarato ufficialmente scomparso il 6 ottobre di quell’anno. Il soggiorno di Caravaggio a Malta poteva dirsi concluso: la fuga per la libertà era compiuta.

Dall’arrivo alla fuga: un anno a Malta

Abbiamo assistito alla rocambolesca fuga del pittore maledetto da uno dei carceri più duri dell’intero mondo cristiano. Ma cosa ci faceva Caravaggio a Malta? Quando era arrivato sull’isola? E perché?

Il soggiorno di Caravaggio a Malta fu piuttosto breve, durò poco più di un anno. Caravaggio era giunto qui nel luglio del 1607.

L’isola era il dominio dei Cavalieri di Malta, l’antico ordine dei monaci guerrieri e strenui difensori del mondo cristiano contro gli infedeli. All’epoca, il loro Gran Maestro era il francese Alof de Wignacourt che regnava sul baluardo cristiano come un sovrano assoluto.

Per un fuggiasco con tanto di pena capitale sulle spalle come Caravaggio, era del tutto impossibile entrare a La Valletta. La moderna capitale dei Cavalieri era difesa con galee e cannoni come un fortino inespugnabile. Ma il pittore aveva il suo lasciapassare: il suo nome era Fabrizio Sforza Colonna. Membro di alto rango dell’Ordine, figlio della marchesa Costanza Colonna e nipote di Marcantonio II. Proprio quel Marcantonio II, eroe di Lepanto, a cui sono dedicati i fantastici affreschi della Galleria Colonna a Roma.

Sbarcato sull’isola, a Caravaggio toccava ora diventare un membro dei Cavalieri di Malta. Il perché di questo desiderio è presto svelato. La nomina a Cavaliere avrebbe cancellato la condanna capitale che pendeva sulla sua testa.

Ma diventare Cavaliere non era semplice, in primis perché Caravaggio non era nobile. L’altro motivo ostativo era il fatto che proprio il Wignacourt, qualche tempo prima, aveva abolito le nomine per i “Cavalieri di obbedienza magistrale”. Ovvero quelle nomine che venivano elargite, a discrezione del Gran Maestro, a uomini di valore non necessariamente nobili.

A quel punto, il soggiorno di Caravaggio a Malta sembrava in un vicolo cieco. Ma egli non si perse d’animo e iniziò a fare ciò che sapeva fare meglio: dipingere.

Quadri per la gloria e la salvezza

Se per ricevere il perdono papale gli occorreva diventare Cavaliere di Malta, per ricevere il cavalierato aveva bisogno di far colpo sull’establishment dell’Ordine.

Il primo colpo da maestro compiuto da Caravaggio a Malta fu l’esecuzione di un “San Girolamo scrivente”. Dipinto per Ippolito Malaspina, uno dei più influenti Cavalieri di quel tempo.

Fu poi il turno di Antonio Martelli, altro esponente di primissimo piano della “lingua italiana” consegnato alla storia nel “ritratto di fra Antonio Martelli”.

Toccò poi al Gran Maestro e sovrano assoluto dell’Ordine, immortalato nel “ritratto di Alof de Wignacourt con paggio”.

St Jerome by Michelangelo Merisi da Caravaggio.jpeg
Il San Girolamo scrivente dipinto da Caravaggio a Malta#googleimages

Caravaggio aveva fatto breccia nei duri cuori dei Cavalieri e soprattutto in quello del Gran Maestro. Alof de Wignacourt era in estasi perché aveva finalmente alla sua corte un pittore degno di quel nome. Che per giunta era arrivato volontariamente nella sua isola arida e rocciosa in mezzo al mare.

A quel punto il Gran Maestro, considerando che non poteva più nominare Cavalieri di obbedienza magistrale, scrisse direttamente al Papa Paolo V per ricevere una dispensa in tal senso. Nella lettera indirizzata al papa non vi era menzione del nome del pittore ma solo dei vaghi riferimenti al Caravaggio.

Una volta ricevuta la dispensa papale, nel febbraio del 1608 il Merisi venne nominato Cavaliere. Il soggiorno di Caravaggio a Malta aveva finalmente ottenuto la svolta decisiva. Ma la gloria era destinata a durare poco.

La Decollazione del Battista

Per diventare definitivamente Cavaliere di Malta dovevano realizzarsi ancora due condizioni. La prima era quella di aver vissuto almeno un anno sull’isola ma considerando che l’artista era arrivato qui nel luglio 1607 mancavano ormai pochi mesi. E la seconda consisteva nel pagamento di un tributo chiamato “passaggio”.

Per il secondo punto, Alof de Wignacourt gli venne incontro e gli propose uno scambio. Il “passaggio” sarebbe stato corrisposto da Caravaggio con l’esecuzione di un altro quadro clamoroso.

Era la prova finale del soggiorno di Caravaggio a Malta: dipingere una grande pala d’altare per l’oratorio annesso alla cattedrale. Il quadro sarebbe stato dedicato a San Giovanni Battista, protettore dei Cavalieri. E inaugurato il 29 agosto 1608, il giorno in cui si celebra la decollazione del Battista.

E il soggetto, grandioso e terribile, dipinto dal Merisi fu proprio la “Decollazione del Battista”.

Ancora oggi, la pala d’altare si trova nell’oratorio della Concattedrale di San Giovanni Battista. L’opera ha una serie di peculiarità uniche nel suo panorama pittorico. Innanzitutto, è il quadro più grande mai dipinto dal Merisi: oltre cinque metri di lunghezza per più di 3 metri e mezzo di altezza.

Ma come sempre è il modo in cui Caravaggio ha esposto il soggetto a rimanere nella storia e nello sguardo di chi osserva rapito questo capolavoro.

Le ombre cupe, il corpo del Battista riverso a terra con il sangue che fuoriesce copioso dal suo collo reciso. Il carnefice che regge la testa pronto a finire l’opera con il coltello che stringe dietro la schiena. Il gesto di disperazione della donna anziana. I due carcerati che sulla destra si sporgono sulle grate per assistere meglio allo scempio. E quel panno rosso brillante che copre scenograficamente parte del corpo del Battista.

Membro putrido e fetido

Ma il quadro cela un altro incredibile dettaglio. È l’unica opera firmata dal pittore, quasi a sigillare il passaggio di Caravaggio a Malta. L’artista realizzò la sua firma con delle lettere rosse utilizzando, idealmente, il sangue che sgorga dal collo del Battista. Al suo nome è anteposta una “F.” che sta per fra ovvero fratello, il titolo con cui si appellano i Cavalieri di Malta.

Ma la gloria aveva le ore contate. Il soggiorno di Caravaggio a Malta era destinato a chiudersi in maniera rocambolesca. Pochi giorni dopo il completamento del quadro, il pittore in casa di altri Cavalieri, viene coinvolto nell’ennesima rissa. Ad avere la peggio è fra Giovanni Rodomonte Roero, esponente di alto rango dell’Ordine. Il rigoroso codice di giustizia dell’isola non tollera aggressioni ai Cavalieri di rango.

Gli eventi che vedono protagonista Caravaggio a Malta precipitano. Dopo accertamenti sommari, il 28 agosto il pittore viene condotto in carcere. Il giorno dopo, senza di lui, il Gran Maestro inaugura la sua terribile Decollazione. Il 6 ottobre viene dichiarato scomparso. Il 27 novembre, nel processo intentato verso il pittore, viene privato dell’abito.

In sua assenza, il 1° dicembre del 1608 – a pochi passi dalla sua Decollazione – andò in scena la “privatio habitus”. In cui Caravaggio venne formalmente spogliato dell’abito di Cavaliere ed espulso definitivamente dall’Ordine. Si concludeva così, con il pittore già fuggiasco in Sicilia, la straordinaria epopea di Caravaggio a Malta.

“Nell’assemblea pubblica, per mano del reverendo signor presidente, il detto fratello Michael Angelo Marresi de Caravaggio è stato privato dell’abito e allontanato e respinto dal nostro ordine e dalla nostra società quale membro putrido e fetido”.

“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità.”
Pablo Picasso

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