La chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma: parte prima Il Rinascimento tra Pinturicchio e Raffaello

Non osavo quasi confessare a me stesso la mia meta, ancora per via ero oppresso dal timore, e solo quando passai sotto Porta del Popolo seppi per certo che Roma era mia

Con questo articolo entriamo nella:

  • chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma.

Localizzata in un posto strategico della città eterna, la chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma è un autentico scrigno di tesori artistici. I nomi degli artisti che si susseguono tra le cappelle e le navate della basilica basterebbero da soli a riempire un intero tomo di storia dell’arte.

Raffaello e Donato Bramante. Caravaggio e Bernini. Solo per citare gli autori, ancora oggi più in voga, che si possono ammirare all’interno della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma.

E poi ancora: Annibale Carracci, Andrea Bregno, Raffaello da Montelupo, Alessandro Algardi, Pinturicchio, Carlo Maratta e Sebastiano del Piombo.

Secoli e secoli di arte che fanno di questa basilica una sorta di museo totalmente gratuito, da contemplare dal vivo almeno una volta nella vita. Con il Rinascimento e il Barocco a farla da padroni assoluti.

Ma la chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma è prima di tutto un luogo sacro per la religione cattolica.

Per raccontare la nostra storia dobbiamo tornare indietro nel tempo, all’epoca della fondazione della prima cappella. Un periodo dove sacro e profano si mescolano continuamente. In un tempo dove la leggenda nera del più terribile imperatore di Roma imperversava ancora nei sogni e negli incubi dei romani.

La chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma: una leggenda nera

Roma, anno 1099.

Quando quel gruppo di ragazzi, che abitava nei dintorni, passava lì vicino un misto di terrore, angoscia e sorpresa si imprimeva nei loro occhi di adolescenti. Era la stessa sensazione che provavano tutti i romani di fronte a quella scena, maestosa e raccapricciante al tempo stesso. Una raffigurazione della natura che in determinate condizioni atmosferiche, tempo grigio e nuvoloni, appariva a tratti spettrale.

Un albero gigantesco si stagliava a pochi passi dalla porta Flaminia, l’ingresso che accoglieva nella città eterna tutti i pellegrini provenienti da nord. Ma quell’albero aveva un aspetto ben poco protettivo sia nei confronti dei romani che dei pellegrini. La sua ombra sinistra, quelle fronde mezze rinsecchite e quel nugolo di uccellacci neri che gli volteggiava continuamente intorno erano uno scenario semplicemente da brividi.

Alla base dell’albero vi era la tomba dei Domizi. E tutti sapevano che lì vi erano sepolte anche le spoglie mortali dell’uomo più funesto che avesse mai calpestato il suolo di Roma. L’uomo che aveva incendiato la caput mundi e che aveva perseguitato con ferocia i cristiani. Quell’uomo era l’imperatore Nerone.

E quell’albero, imponente e sinistro, era da tutti considerato come l’incarnazione della maledizione di Nerone. Una maledizione che si perpetrava nei secoli e che continuava ad abbattersi sui romani e sui cristiani.

A quel punto, papa Pasquale II si fece carico della volontà popolare. Eletto da pochissimi giorni al soglio di Pietro, come prima azione del suo pontificato decise di far abbattere l’albero demoniaco. E proprio lì, sulla tomba di Nerone, fece edificare una cappellina dedicata alla Madre di Dio.

Il piccolo edificio sacro venne realizzato con il contributo del popolo romano che tanto odiava Nerone. E da questa leggenda nera, nell’anno 1099, prese il via la secolare storia della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma.

Breve storia della basilica

Secondo alcuni, quell’albero era un colossale albero di noce. Dal suo abbattimento e dalla costruzione della cappellina a spese del “popolo romano”, deriva per estensione il nome attuale della basilica.

Secondo altri invece l’albero era un pioppo, in latino populus. E da questo antefatto, deriverebbe il nome della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma che poi venne esteso anche alla vicina porta e alla piazza. Porta del Popolo e piazza del Popolo, infatti, sono i nomi in vigore ancora oggi.

Oltre all’edificazione della cappellina nell’anno 1099, ci sono almeno tre momenti storici fondamentali per lo sviluppo della basilica.

Il primo momento clou risale al tempo di papa Gregorio IX. A partire dall’anno 1227, il pontefice fa ingrandire la prima cappellina voluta da Pasquale II e fa trasportare qui una venerata icona bizantina della Vergine. Icona poi nota come Madonna del Popolo o anche Madonna di San Luca, perché secondo la tradizione venne dipinta direttamente dall’evangelista.

Dopo l’assegnazione agli agostiniani, l’altro momento determinante per la fama della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma è quello relativo al pontificato di Sisto IV. Come attestano le date impresse sugli architravi delle porte laterali in facciata, i lavori di ammodernamento ebbero inizio nel 1477.

Da quel momento e almeno fino ai primi due decenni del ’500, la chiesa divenne uno dei maggiori laboratori di sperimentazione del Rinascimento in città. Il Pinturicchio e la sua bottega lavorarono ampiamente all’interno, affrescando diverse cappelle e altri ambienti della chiesa.

Su disegno di Donato Bramante – il grande architetto della fabbrica di San Pietro – venne sistemata la zona del coro. Mentre qualche anno dopo, Raffaello Sanzio – reiterando il proficuo sodalizio con Agostino Chigi –  ideò la straordinaria cappella Chigi.

Il Rinascimento a Roma: la facciata della chiesa

L’ultimo grande momento vissuto della chiesa, vede protagonista Fabio Chigi – alto prelato della   chiesa cattolica e poi papa con il nome di Alessandro VII. Intorno alla metà del ‘600, siamo in piena età barocca, l’erede del casato Chigi interviene qui con l’ausilio del genio di Gian Lorenzo Bernini. E la chiesa quattrocentesca si arricchisce di un manto barocco che si adagia rispettoso sulle pre-esistenze rinascimentali.

Nel secondo articolo, dedicato alla chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma, avremo modo di scandagliare nel dettaglio tutti gli interventi berniniani. Qui, invece, proveremo ad approfondire l’arte e l’architettura rinascimentale, in un primissimo percorso di visita.

Iniziamo dall’esterno per ammirare, prima di tutto, la facciata della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma.

La facciata rivestita in travertino colpisce per l’impaginato rinascimentale di matrice toscana. La chiarezza di stampo agostiniano sopravvive con vigore ai successivi interventi del Bernini. Semplici lesene suddividono il registro inferiore della facciata in tre parti, corrispondenti a loro volta alle tre navate interne – il cui accesso è affidato ai tre portali di ingresso. Il portale principale è attribuito alla bottega di Andrea Bregno. È caratterizzato dal rilievo della Madonna col Bambino di pregevole fattura e posto all’interno del piccolo timpano a copertura dell’ingresso.

Nel registro superiore della facciata della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma si vede più marcato l’intervento berniniano. Lo scultore barocco sostituì il rosone con l’attuale oculo vetrato e inserì i due orecchioni laterali, per raccordare la parte alta con quella bassa. Al di sopra del timpano triangolare, svetta il simbolo dei Chigi: i monticelli sormontati dalla stella.

L’interno della chiesa: la cappella Della Rovere

Penetrando all’interno della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma, rimaniamo stupiti dal costante dialogo instauratosi tra spazialità rinascimentale e festosità barocca. A differenza di altri interventi, qui Gian Lorenzo Bernini – malgrado l’esuberanza di alcune inserzioni – sembra aver messo da parte la sua ingegnosità scenografica. Forse era consapevole che prima di lui qui avevano operato Bregno, Pinturicchio, Bramante e Raffaelo. E quindi, limita gli artifici decorativi ai minimi termini, in una grande opera di dialogo con i suoi illustri predecessori.

Uno dei grandi protagonisti rinascimentali della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma è il Pinturicchio. Il pittore, il cui vero nome è Bernardino di Betto, fu molto attivo nell’Italia centrale tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500.

All’interno della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma, la firma del Pinturicchio e della sua fiorente bottega si ritrova in molti ambienti. E tra questi primeggia per importanza la prima cappella di destra: la cappella Della Rovere.

Il restauro rinascimentale della chiesa fu opera del papa Sisto IV Della Rovere. Mentre il cardinale Domenico Della Rovere, nipote del papa, finanzia la decorazione di questa cappella. Il ciclo di affreschi dedicato a San Girolamo è opera della bottega del Pinturicchio mentre il maestro esegue direttamente la “Natività” al di sopra dell’altare. Anche in questa scena compare Girolamo, raffigurato sulla sinistra in adorazione del Bambino.

L’affresco ha una sua importanza storica perché, a detta di alcuni critici, è una delle prime opere rinascimentali in cui vennero raffigurate le grottesche. Con questo termine si indicano quei particolari motivi decorativi trovati sotto terra nella Domus aurea e poi riproposti in foggia ornamentale durante il Rinascimento.

Sulla parete sinistra della cappella compare il monumento funebre del Cardinale Cristoforo Della Rovere (fratello di Domenico), ancora una volta opera di Andra Bregno.

Tra Rinascimento e Barocco

La chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma è una sintesi stupefacente tra due grandi momenti della storia dell’arte: il Rinascimento e il Barocco.

Girando intorno all’altare, questa sintesi diventa ancora più evidente. Qui – alle spalle dell’icona della Madonna del Popolo – tra coro, abside e transetto – si assiste a un connubio altissimo di questi due stili artistici.

Un dialogo che continua, serrato e rispettoso, in tutti gli altri ambienti della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma. E che si conclude idealmente nella cappella Chigi.

La cappella Chigi sarà il trait d’union di questi articoli, perché proprio qui si fonderanno indissolubilmente Rinascimento e Barocco nell’opera di due titani: Raffaello e Bernini.

Per scoprire gli altri segreti della basilica, non ti resta che aspettare il secondo articolo dedicato alla chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma. Prossimamente sulle pagine di The Arteller.

“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità.”
Pablo Picasso

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