ANDREA MANTEGNA: pittore sublime e uomo bizzoso Vita pubblica e privata del pittore del Rinascimento

Tutti i suoi difetti di uomo duro e bizzoso non valsero ad appannare la reputazione del Mantegna. Scrittori e poeti del tempo (…) lo posero accanto ai maestri più grandi dell’epoca, a Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Tiziano; e pochi, in oltre quattrocentocinquant’anni, hanno dissentito da questo giudizio

Dopo aver visitato il Palazzo Te a Mantova, torniamo nella città lombarda in compagnia di:

  • Andrea Mantegna.

Immenso pittore e protagonista assoluto del Rinascimento nella seconda metà del ‘400, farà di Mantova la sua patria di adozione.

E contribuirà in sommo grado a rendere la città sulle rive del fiume Mincio una delle meraviglie del mondo moderno: con la vicina Sabbioneta, Mantova è tutelata come patrimonio UNESCO dal 2008.

Ma prima di scoprire il capolavoro assoluto di Andrea Mantegna, approfondiamo i legami familiari del pittore.

Sembra strano interessarsi di affari di famiglia e non di arte. Ma vedremo come amore, arte e famiglia riescano a intrecciarsi indissolubilmente nella vita e nella carriera di Andrea Mantegna.

Andrea Mantegna e un matrimonio per la storia… dell’arte

Anno 1453, in una chiesa di Venezia.

La sposa incede timida e radiosa verso l’uomo che di lì a poco diventerà suo marito. Lei, come da tradizione, è accompagnata sottobraccio dal padre. Dai primi banchi, la madre e i due fratelli della sposa assistono con gli occhi lucidi alla scena.

Gli sposi sono entrambi molto giovani: lui ha all’incirca 22 anni, lei qualche anno di meno. Stanno per unire i loro cuori in un matrimonio che, solo a primo impatto, potrebbe essere uguale ad altri milioni di matrimoni celebrati nel corso dei secoli.

E non possiamo nemmeno dire con sicurezza che il tutto si sia svolto esattamente in questo modo.

Esaminando la scena con la lente di ingrandimento, capiamo però che non si tratta solo del coronamento del sogno d’amore di due giovani ragazzi.

I giovani sposi pensano che sia così ma per i posteri questo matrimonio è molto di più: sta succedendo qualcosa di epocale nel percorso della storia dell’arte.

Lo sposo, cosa abbastanza chiara, è Andrea Mantegna. La sposa si chiama Nicolosia Bellini.

Un nome che sembra dir poco a primo impatto. Ma agli appassionati d’arte il cognome della sposa suonerà sicuramente familiare. È quello che sembra essere solo un indizio si trasforma in flagrante realtà.

Il padre di Nicolosia è Jacopo Bellini, allievo di Gentile da Fabriano e ancora attivo nell’ambito del gotico internazionale.

Mentre i due fratelli di Nicolosia seduti nel primo banco sono Gentile Bellini il primo, pittore e medaglista. E Giovanni Bellini il secondo, pittore ufficiale della Repubblica di San Marco e testa di ponte del Rinascimento a Venezia.

Andrea Mantegna con questo matrimonio instaura un legame di parentela diretto con una delle famiglie più importanti della pittura veneziana del ‘400: la famiglia Bellini appunto.

Andrea e Giovanni: un legame per il Rinascimento

Sposando la sorella Nicolosia, Andrea Mantegna diventa cognato di Giovanni Bellini. Da qui prenderà il via quel rapporto umano e professionale di scambi e influenze che segnerà con decisione l’ingresso del Rinascimento in laguna.

Giovanni, tramite Andrea Mantegna e la lezione di Piero della Francesca e Antonello da Messina, sarà l’ambasciatore del Rinascimento a Venezia. Abbiamo già avuto modo di incontrare Giovanni Bellini nella Pala di San Giobbe alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. E con il fratello Gentile, nella Predica di San Marco in una piazza di Alessandria d’Egitto – colossale telero oggi conservato alla Pinacoteca di Brera di Milano.

Anche negli schemi e nei soggetti pittorici, Andrea e Giovanni si confrontano con costanza dando vita ad un proficuo dialogo a colpi di pennello che durerà decenni.

Andrea e Giovanni: un soggetto di “famiglia”

In questa ottica, assume un’importanza decisiva il soggetto noto come la “Presentazione di Gesù al Tempio”. Tema affrontato da entrambi i pittori a distanza di qualche decennio.

Due opere che hanno molto in comune ma comunque diverse tra loro. Leggendo in profondità, emerge non solo la distanza temporale ma anche l’apporto decisivo di due titani dell’arte che la vita ha poi reso cognati.

Al di là delle letture iconografiche ed iconologiche, in questi due quadri non manca l’apporto autobiografico in un incrocio di destini e personaggi.

Nel quadro di Andrea Mantegna, una donna e un uomo chiudono la scena sui lati. Di chi si tratta? Sono Andrea e sua moglie? Le probabilità sono alte.

Non è un caso che l’opera è datata proprio all’anno 1453, lo stesso delle nozze dei due giovani.

Mantegna Presentazione
"Presentazione al Tempio" di Andrea Mantegna#google images

Parecchi anni dopo, Giovanni Bellini riprende lo stesso soggetto. Ma nella sua versione i personaggi esterni alla scena sacra rappresentati sui lati diventano quattro.

Sulla destra, dietro Andrea Mantegna compare un giovane uomo biondo. È per caso Giovanni che si raffigura accanto al cognato?

Sull’altro lato, accanto a Nicolosia viene raffigurata una donna più anziana. Si tratta della madre di Nicolosia nonché madre di Giovanni Bellini e suocera di Andrea Mantegna?

Il quadretto di famiglia sarebbe quasi al completo ma va ricordato che, nel caso dell’opera di Giovanni, la critica è ancora discorde sull’identificazione definitiva dei personaggi.

Sarebbe sicuramente una lettura affascinante che ancora una volta rimarcherebbe il legame artistico e familiare venutosi a creare tra i due grandi pittori del Rinascimento.

Andrea Mantegna a Mantova: arte in città

Nel 1460 Andrea Mantegna si trasferisce a Mantova e qui resterà per tutto il resto della sua vita (tranne qualche sporadico soggiorno a Firenze e Roma). Il grande pittore morirà nella città lombarda nel 1506.

Chiamato dal marchese Ludovico III Gonzaga, instaurerà con la famiglia dominante un rapporto lungo e proficuo.

Rapporto che donerà a Mantova, all’Italia e all’arte universale, uno dei massimi capolavori del Rinascimento:

  • la Camera degli Sposi.
La "Camera degli Sposi" di Andrea Mantegna#google images

All’interno dell’articolato complesso del castello di San Giorgio, si apre questo piccolo ambiente di forma cubica – conosciuto anche come “Camera Picta”. Uno spazio angusto che tramite la maestria di Andrea Mantegna verrà trasformato nel trionfo dell’arte rinascimentale e dell’uso sapiente della prospettiva.

Lo “sfondamento prospettico” permette al pittore di “aprire” l’ambiente tramite la scenografica loggia che viene raffigurata su due pareti contigue della camera.

Su queste due pareti, dei finti tendaggi vengono scostati per permettere di ammirare le scene inserite nel loggiato che a sua volta si affaccia sull’ambiente esterno.

Le scene ivi raffigurate sono legate ad un evento cardine della famiglia regnante e cioè l’elezione al cardinalato di Francesco Gonzaga, secondo figlio del marchese Ludovico.

Verso l’infinito e oltre

Realizzata tra il 1465 e il 1474, la Camera degli Sposi di Andrea Mantegna entra di diritto nel novero dei capolavori della storia dell’arte.

Ma oltre lo splendido loggiato e la rappresentazione della famiglia Gonzaga e della sua corte, c’è un particolare che ancora oggi stupisce visitatori e turisti.

Alzando gli occhi verso il soffitto, al centro si apre un oculo oltre il quale si staglia un cielo azzurro solcato da nubi bianche.

L’oculo è protetto da un parapetto attorno al quale succede di tutto.

Con un mirabile scorcio prospettico, alcuni amorini si aggrappano all’esterno e delle ragazze si affacciano oltre il parapetto guardando sotto verso di noi.

Lo sfondamento prospettico viene esaltato poi tramite la rappresentazione di alcuni elementi di natura morta. Come il vaso di legno con la pianta all’interno che, appoggiato in maniera precaria sulla balaustra, sembra quasi poter cadere sulle nostre teste da un momento all’altro.

“Mai dopo l’antichità l’arte aveva immortalato in modo tanto solenne uomini e donne ancora in vita. E se non nuova era l’idea di immaginare le pareti aperte verso l’esterno, nuova, anzi audacemente innovativa, era l’apertura della volta verso il cielo, a suggerire un indistinto ma vitale sbocco delle pur gloriose vicende terrene verso una dimensione che le trascende”.

(Roberto Brunelli)

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Pablo Picasso

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